Non v’è dubbio, che statistiche alla mano, l’intera Provincia di Rieti risente della crisi globale, in misura maggiore rispetto ad altri territori.
La crisi per alcune zone è ancora più accentuata, poichè le statistiche sono falsate dalla situazione, in parte positiva, della sabina. Nel reatino, nel cicolano, nel turano e nel velino la situazione di crisi è ancora più accentuata.
L’industria sta scomparendo, hanno chiuso molti uffici finanziari, il catasto, la banca d’Italia, altri enti quali la telecom, le poste e l’enel hanno avuto una notevole riduzione del personale, lo sviluppo del Terminillo non esiste, e paghiamo un’incredibile gap storico per la mancanza delle infrastrutture e per i collegamenti interni.
I Comuni, ad esempio il capoluogo di provincia, cercano di sopperire alla crisi, aumentando i fondi per i servizi sociali, a danno però degli investimenti. Le soluzioni “pensate” negli anni scorsi, sono sicuramente apprezzabili, su tutte, il patto per lo sviluppo socio-economico della Provincia di Rieti, realizzato grazie al coinvolgimento delle istituzioni pubbliche delle forze economiche, sociali e produttive, Patto per Rieti che risale al 2006, e che al momento non ha avuto seguito.
Il parco scientifico e tecnologico è un fantasma, il recupero delle aree ex industriali è fermo da trent’anni, sul turismo, in primis il terminillo, il commercio e l’agricoltura si potrebbe fare molto di più, e il problema importantissimo del ristoro economico per lo sfruttamento delle nostre risorse idriche, viene costantemente rinviato. Sono condivise le cause della crisi, sono state individuate, per lo più, le stesse soluzioni e immancabilemte tutti continuano solo a parlarne. Tante chiacchiere, tanti articoli, tanti convegni, senza essere seguiti dai fatti.
Occorre altresì chiarezza e concretezza, pensiamo per un momento al futuro dei nostri figli, altrimenti, fra 5, 10, 20 anni, faremo i medesimi discorsi, tutti però più impoveriti, se non in miseria. Per fare tutto ciò, serve una classe dirigente nuova, scelta per meritocrazia, innamorata del suo territorio, unita da valori condivisi e progetti comuni, che vanno perseguiti a prescindere da chi governa in un dato momento storico. Occorre rimboccarsi le maniche, poca accademia e tanta operatività.