Pordenone e Rieti, due città, un destino segnato da una stessa strategia di marketing. Gli operai di Pordenone e Rieti, pur distanti tra loro, se vogliono lavorare, devono decidere di buttare alle ortiche decenni di lotta, di diritti e sistemi sociali consolidati. Si trovano ad affrontare un fenomeno emblematico, planetario, etichettato come normale evoluzione del capitalismo maturo. globalizzato, della società post industriale. Fenomeno che ha scatenato una vera guerra sul mercato, non solo degli elettrodomestici, e altre produzioni tecnologicamente non avanzate.
Questa guerra fratricida sta attirando capitali sud coreani e orientali già da 2011 in alcuni paesi europei, e desertificando interi distretti industriali in altri. Il colosso sud coreano LG nel 2011 ha lanciato in Polonia il target produttivo di un milione di elettrodomestici e ha posto come time limit il 2015 per diventare il numero uno del settore europeo.
Una ristrutturazione industriale non guidata dalla Politica, ne locale ne europea, che fa tanta paura in Italia e in Germania. Ristrutturazione selvaggia pagata principalmente dal fattore lavoro. In breve, per combattere la pratica del Social Dumping cinese e il made in China, i new comers europei come la Polonia e Serbia per esempio, invece di adeguarsi agli standard europei circa le legislazioni sulla sicurezza del lavoro ,stanno realizzando e accettando una sorte di “cannibalismo sociale “ incentrato sulla concorrenza sleale grazie ai loro sistemi sociali arretrati rispetto ai partners Europei. Lo stesso “Social dumping “ praticato da tutti i new comers della “civiltà industriale” ma questa volta praticato in casa europea.
Per le imprese, invece come alcune multinazionali europee, questa è una soluzione, saggia e efficiente di specializzazione del lavoro e del commercio internazionale globalizzato, guidata solo per combattere la competizione, abbattendo costi, ovviamente quelli del lavoro, .scaricando tutto il peso sui lavoratori e sulle loro famiglie. Molte multinazionali vedono un grande business, si stanno accaparrando settori manifatturieri come il settore automobilistico o quello degli elettrodomestici e altri settori per poi vendere l’appetibile brand “ Made in Europe. In tutto il mondo, specialmente nei mercati emergenti affamati di beni di consumo durevoli. e di qualità.
Dalla parte degli operai, invece, lasciati soli dalla politica e da un sindacato impotente, più di evoluzione, parola che suscita emozioni positive e speranze di migliorare la qualità della vita, il fenomeno incute terrore, e angoscia, di perdere il posto di lavoro, o costretti ad accettare salari di sussistenza.
Ma come è possibile che in Europa dove si parla di integrazione da tanti anni si pratichi indisturbati, questo “cannibalismo sociale,” supportato dalla necessità di livellare solo il costi del lavoro a livello europeo sui livelli più bassi dei salari? IL salario medio specializzato in Polonia oscilla tra i 400 e gli 800 euro. In Serbia 300 euro. Scenari apocalittici in Italia data la disoccupazione e la caduta libera dei consumi.
Troppo facile, in un momento di recessione ricattare gli operai e accettare questi livelli salariali . Troppo cinico, creare anche in Europa luoghi dove si può lavorare e massimizzare i profitti a tutti i costi. Una enorme China Town dove diritti civili e economici costituzionali vengono disattesi insieme ai diritti umani e alla dignità di ciascuno di noi..Accettare un livello salariale così basso, sarebbe un precedente che potrebbe scatenare una guerra tra poveri con conseguenze deflazionistiche incalcolabili, minando l’intero processo di sviluppo economico, che una debole ripresa sta innescando, destabilizzando per sempre il futuro dell’integrazione economica e politica anche europea.