SOPPRESSIONE PROVINCIA, MELILLI: C'È IN CORSO UNA NUOVA REDISTRIBUZIONE DEL POTERE

Fabio Melilli

Sollecitato da molti cittadini e da tanti amministratori presenti a Belmonte, interessati a conoscere l’evolversi della situazione politica legata alla soppressione della Provincia di Rieti e di quella di una quarantina di piccoli comuni sabini, il presidente Fabio Melilli ha rilasciato un’articolata dichiarazione fatta pubblicamente sulla piazza del comune, anch’esso nell’elenco di quelli soppressi.

Il presidente emerito dell’Upi ha rivelato come si faccia fatica “a parlare ed illustrare l’utilità o meno dell’istituto provinciale. E’ ovvio che la provincia sia utile e lo è in maniera essenziale per i cittadini. Ma il sistema va intelligentemente riformato. La verità è che siamo stati travolti da una ben concertata campagna di stampa, che ha fatto demagogia per gran parte e più che altro è servita a disinformare.

Giocando sui costi della politica, certamente eccessivi, ma non i nostri, si è contrabbandato il costo dei servizi istituzionali, strade, scuole, ambiente, cultura, forniti dall’ente provincia come aggiuntivo al primo, ingannando la gente. Sulla costituzione delle aree metropolitane (Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo, una ventina in tutto) e l’ovvia soppressione di quelle province, eravamo tutti d’accordo in Upi e con l’Esecutivo e i partiti. Ora il governo ha fatto la cosa più difficile, quando la più facile era alla sua portata di mano.

Il decreto legge, specie per i piccoli comuni soppressi, elimina la minoranza e sarà rappresentata soltanto la maggioranza. Questo è democratico? – si è chiesto Melilli – Sotto, sotto, la filosofia cui risponde il decreto, è quella di una nuova ricollocazione del potere, che da decentrato, com’è tuttora, resterà nelle sole mani degli organi di una ventina di città, le più grandi e poi attorno il vuoto. Di fatto, questi organi decideranno per tutti. Questa logica di concentrare il potere nelle metropoli grandi, meno grandi e più piccole, sarà devastante per il resto del territorio. Se così andrà a finire, perderemo ogni ufficio statale provinciale e sarà per noi apocalittico.

Mi chiedo, fra le tante cose, se i sindacati provinciali saranno declassati a sedi distaccate. Lo saranno anch’essi? Me lo chiedo. Perderemo migliaia di impiegati e di famiglie. Lo abbiamo valutato? Io non so cosa accadrà da qui a quarantacinque giorni quanto durerà il dibattito nei due rami del Parlamento. Sono certo che la battaglia decisiva si combatterà al Senato, dove si discuterà per primo il decreto legge e se si modificherà o no, così come uscirà da Palazzo Madama, sarà poi approvato alla Camera senza variante alcuna. Su tutto pende il pericolo e il ricatto del voto di fiducia. Dunque, questi giorni che abbiamo davanti, risulteranno cruciali per la vita futura delle nostre famiglie e di tutti noi. Basta ora con il litigare, punzecchiarsi e aggredirsi. Basta. Non è più tempo per queste risse. Dobbiamo fare di tutto per restare uniti.

Se accadrà quello che noi non vogliamo, dovremo prendere decisioni drastiche e vitali, da cui deriverà il futuro dei nostri giovani. Decisioni di resistenza innanzi al sopruso, insieme agli altri. Penso a Terni, ad Ascoli Piceno che ci sono vicine e sono state colpite come noi. Con la presidente Polverini abbiamo concordato, nel caso a noi sfavorevole, il ricorso alla Corte Costituzionale. Ma questo non ci deve minimamente tranquillizzare. Anzi. Non riesco ad immaginare, infine, l’eventuale aggregazione a Roma, dove conteremo meno di un quartiere.
In questo caso, non spariremmo solo come provincia, ma non esisteremmo più nemmeno come comunità, con le nostre magnifiche tradizioni, la nostra antica e splendida cultura, la nostra immagine di provincia con un territorio interamente salvaguardato e con la sua irripetibile storia! Non riesco neppure ad immaginarlo e non voglio pensarlo, perché mi ci sveglio di notte ed è come un incubo ricorrente. Di fatto, così com’è stato varato il decreto, non sapremmo noi davvero dove andare: né con Roma, per quello che ho detto. Ma neppure con Perugia e tanto meno con L’Aquila. Dove dovremmo andare a finire, allora?”

Con questo interrogativo, Melilli ha lasciato a chi lo ascoltava, una riflessione notturna che superasse le barriere politiche e di schieramento. La casa brucia. In giro ci sono pompieri poco seri. Mi vengono in mente le parole della canzone di Jovanotti, che mi suggerisce un mio nipote ,appassionato dei testi del popolarissimo Lorenzo, Il Quinto Mondo, “la casa brucia sarà per troppo sole/la casa è in fiamme/ sarà per troppo amore/ i coinquilini sono sparsi nel pianeta e vagano senza una meta / la casa è in fiamme chi non ha chiuso il gas?/ la casa brucia qualcuno non ha il pass/ la casa brucia potrebbe esserci un crollo/ teniamoci strettissimi, sorella fratello”.