Le recenti dichiarazioni del Ministro della Difesa Guido Crosetto, tese alla definizione di una riforma complessiva delle Forze Armate e alla partecipazione attiva del personale militare, nel processo decisionale (con approccio bottom up) rappresentano un segnale significativo e positivo. Il Ministro della Difesa come più volte sottolineato dal Sindacato Unico dei Militari, dovrebbe dar voce a tutte le sigle sindacali, che rappresentano migliaia di donne e uomini in divisa e le loro rispettive famiglie. Accogliamo con favore l’intenzione di iniziare un processo di riforma condivisa, fondata sull’ascolto del personale in armi.
Affinché tale riforma produca risultati concreti e duraturi, riteniamo imprescindibile intervenire su alcuni aspetti:
1. Investimenti economici adeguati sulla modernizzazione dello strumento militare richiedono risorse certe e continuative, destinate in particolare alla formazione, all’aggiornamento professionale e allo sviluppo delle nuove competenze necessarie per poter ben operare negli scenari contemporanei.
2. La necessità di velocizzare il ricambio generazionale e la valorizzazione dell’esperienza, avviando un processo di ringiovanimento delle Forze Armate, anche attraverso l’impiego del personale più anziano nella Pubblica Amministrazione. Tale percorso però deve garantire:
• il mantenimento dei limiti pensionistici previsti per chi ha servito la Patria;
• la piena tutela della dignità e della professionalità maturata nel corso della carriera.
3. Tutela della famiglia, così come particolare attenzione deve essere posta verso i colleghi con carichi familiari particolarmente delicati: ciò deve costituire un pilastro della riforma. Bisogna sempre tenere in considerazione, infatti, che il benessere del personale è elemento essenziale dell’efficienza dello strumento militare. Le Forze Armate non possono non essere inclusive.
4. L’ equiparazione retributiva con gli standard europei. Per garantire livelli operativi adeguati e trattenere le professionalità più qualificate, è necessario allineare i trattamenti economici con il caro vita.
5. La valorizzazione della professionalità deve necessariamente passare attraverso strumenti chiari e trasparenti di riconoscimento del merito, di progressioni di carriera adeguate e trasparenti, di valorizzazioni economiche coerenti con responsabilità, i rischi e le competenze specifiche proprie di ogni ordine e grado. Investire nella formazione del personale significa investire nella sicurezza del Paese.
Sosteniamo una riforma che rafforzi lo strumento militare, valorizzi il personale e garantisca condizioni professionali all’altezza dei compiti assegnati alla Difesa. Solo attraverso risorse adeguate e scelte lungimiranti sarà possibile costruire Forze Armate moderne, efficienti e realmente vicine alle donne e agli uomini che ne fanno orgogliosamente parte. Ci auguriamo che tale progetto non si trasformi nell’ennesima occasione mancata. Cogito Ergo S.U.M.”. Così nella nota il Sindacato Unico Miliari


