SEI TU IL REPORTER – “Insultata e cacciata da un negozio solo perchè indosso un velo”

Per la rubrica di Rietinvetrina SEI TU IL REPORTER ci scrive la signora Charlene:

“Salve, scrivo per segnalare un episodio alquanto spiacevole avvenuto il primo di luglio 2021. Mi trovavo presso un centro commerciale di Rieti ed ero assieme ai miei figli di 9 e 12 anni. Mentre facevo la fila una donna sui settanta anni circa mi si è rivolta in modo violento e volgare proseguendo con insulti razziali davvero sconvenienti, per il luogo in cui eravamo e per la circostanza.

La signora, che in realtà poco ha della signora, riteneva che le avessi rubato il posto nella fila, ma essendo lei seduta lungo il corridoio del centro commerciale non avrei mai potuto immaginare aspettasse il suo turno per entrare in tabaccheria. A quel punto per non creare disagio a nessuno le ho detto di passare dato che non avevo fretta, ma lei col suo piglio aggressivo non mi ascoltava, anzi gridava, senza neppure guardarmi, di stare a distanza, di stare lontana io e i miei figli perché portiamo le malattie, perché noi stranieri veniamo qui in Italia a fare gli arroganti e pretendiamo pure di andare in giro come se fossimo a casa nostra.

A me sembrava una situazione paradossale e assurda, non riuscivo neppure a credere che mi stesse dicendo queste cose. Ho reagito dicendole di tacere e di non offendermi ancora e di avere rispetto dei miei figli. Ma la proprietaria del negozio si è rivolta a me dicendo di andarmene, cacciandomi dal negozio come se avessi rubato o fatto qualcosa di male. Premetto che sono una donna di 38anni, italiana, laureata in scienze storico religiose, musulmana convertita e madre di tre bambini. Non perché io debba giustificare nulla o mettere le mani avanti, perché se fossi stata davvero straniera sarei comunque stata fiera di me stessa ed avrei meritato rispetto.

Si parla ora del DDL Zan, ci rendiamo conto che esiste una legge già in Italia, la Legge Mancino, che dovrebbe tutelarci da queste aggressioni verbali, dagli atti discriminatori e dalla violenza gratuita per fini razziali con ragioni politiche, religiose, sessuali? Non voglio essere una vittima, ma pretendo di essere trattata come un essere umano e di vivere liberamente la mia vita. Non transigo quando si tratta di civiltà. Non transigo quando il mio diritto di vestire come voglio viene calpestato. Indossare il velo rappresenta un limite ma non per me. Gli altri giudicano senza conoscere, senza tentare di capire. Si parla di tolleranza come se fosse un dovere per integrare il diverso, tollerare vuol dire sopportare, accettare, perché si deve non perché si sente di voler conoscere e comprendere un modo di vivere ed una cultura differente.

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Amo la mia Città e vorrei viverci la mia vita ma voglio che i miei figli e i figli della nostra società crescessero in un luogo sicuro, sereno, libero .Voglio andare in giro a testa alta senza paura di essere guardata male, trattata come un essere inferiore, o subire insulti come diverse volte mi è capitato. Ma non sono l’unica. Ci sono tante persone, ragazze, che conosco alle quali è successo lo stesso e non hanno avuto modo di reagire né tantomeno la forza di denunciare.

Non nascondiamo la testa sotto la sabbia, il razzismo esiste ed è subdolo, distrugge pian piano il singolo e la società che non avanza mai. Vi prego di perdonarmi lo sfogo. Vorrei solo fare capire che al giorno d’oggi una donna velata non deve essere cacciata da un negozio solo perché tale, ed umiliata senza diritto di replica. Vorrei dare voce a chi per un ragione o per un’altra ha subito ingiustizie. Andiamo avanti e combattiamo per un futuro migliore. Iniziando da qui, da dove siamo, dalla nostra strada, dalla scuola, dal luogo di lavoro. Grazie.

Charlene