“SAE, un’emergenza che si trascina da sempre, fin da quando si sono stabiliti criteri di assegnazione, salvo eccezioni, a dir poco opachi (e abbiamo usato un eufemismo). Dopo un attento monitoraggio e un’azione specifica che dura da tempo, a partire dal nostro regolamento che si è scontrato con la triangolazione istituzionale tra la proprietà dei Moduli Abitativi (la Protezione Civile), il Soggetto Attuatore (Regione Lazio) e i proprietari dei terreni (privati), abbiamo avviato un’opera di normalizzazione e di riordino strutturale, revocando le assegnazioni al di fuori di quelle degli aventi diritto previste dalle Ordinanze commissariali. Ad oggi, infatti, stiamo attenzionando le assegnazioni disposte per bandi riguardanti le giovani coppie, i nuclei famigliari seguiti dai servizi sociali, con particolare attenzione anche all’evoluzione stessa delle dinamiche famigliari, che come noto, in molti casi, non sono più le stesse del dopo-terremoto.
Riteniamo l’argomento-Sae centrale nelle nostre scelte amministrative e non più rimandabile, sia per un senso di equità civica, sia per la prospettiva di una ricostruzione piena, di Amatrice e delle sue Frazioni.
Il nostro dovere è fare chiarezza. Se le condizioni per usufruire di una Sae sono mutate, per legge non sussiste più la ratio per abitarci.
Il nostro compito quando la situazione economica e lavorativa delle persone si evolve, non è eternare l’assistenzialismo. Le Sae, lo ricordiamo per l’ennesima volta, sono moduli emergenziali temporanei. Il Comune ne ha solo la gestione. Non è né il proprietario, né può trasformarsi in un’agenzia immobiliare. Le Sae, per chi l’ha scordato, hanno una durata di vita stimata in 10 anni, e sono soggette a usura oltre a costose manutenzioni, ben superiori al contributo di utilizzo calmierato, così come previsto dalle Ordinanze della Protezione Civile. E il Comune non può andare in anticipazione perenne: ad esempio, gli 8 milioni di euro da noi pagati, relativi al Cas, mai rendicontati prima del 2021, e ancora non rimborsati.
“L’abbiamo chiamata Operazione-Trasparenza – ha dichiarato il sindaco Giorgio Cortellesi – noi vogliamo che Amatrice sia anche la capitale della legalità. Ma tornare alle normalità vuol dire anche e soprattutto comprendere che insieme ai diritti, ci sono i doveri, come tutti gli italiani che pagano le tasse. Siamo certamente consapevoli dell’effetto di questa nostra dolorosa azione e presa di posizione. Rassicuriamo i diretti interessati che nessuno sarà lasciato indietro. Ma dovevamo dire basta. Basta con i professionisti del terremoto; bisogna definitivamente cambiare mentalità e iniziare a ragionare in modo costruttivo e positivo. Il cambiamento parte da noi, mi rendo conto che la normalità è un percorso complesso; sono consapevole delle difficoltà che incontriamo e continueremo ad incontrare, ma bisogna mettere al centro delle nostre aspettative le nuove abitazioni (Amatrice non può trasformarsi in una baraccopoli),evitando quel clima pre-elettorale che qualcuno pensa di alimentare illudendo e strumentalizzando situazioni indifendibili. Si sappia che la verità è una, mentre l’inganno è contorto. Noi siamo e saremo sempre per la legalità, contro l’illegalità della demagogia e dell’opportunismo. Insomma: chi lavora e percepisce un reddito dignitoso deve costruire il suo futuro abitando in una casa vera e non in una SAE. Chi non lo fa viola legge, in barba alla maggioranza di cittadini onesti che vivono in questo territorio”. Così nella il sindaco di Amatrice, Giorgio Cortellesi