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martedì 16 Settembre 2025
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Sabina Universitas, Cicchetti e D’Onofrio: È tempo di unione d’intenti e realismo

La Fondazione Varrone e il Comune di Rieti nell’università hanno sempre creduto, e non solo per l’indotto generato in questi anni nell’economia cittadina quanto piuttosto come motore di cultura e incubatore di innovazione, cose di cui Rieti ha un grandissimo bisogno.

Ma alla vigilia dell’assemblea dei soci che voterà il consuntivo 2018 e successivamente rinnoverà il consiglio di amministrazione della Sabina Universitas un po’ di chiarezza si impone.

Più che di una università propriamente detta stiamo parlando di un consorzio che assicura a Rieti corsi universitari attraverso convenzioni con gli atenei de La Sapienza e della Tuscia.

Il consorzio, che vede insieme alcuni tra i principali attori istituzionali locali (con il Comune di Rieti e la Fondazione Varrone la Camera di Commercio, la Asl, l’Asi e in misura minore la Provincia, l’Ordine degli Avvocati e l’Ordine degli Ingegneri) da anni si dibatte in difficoltà finanziarie tali da aver concretamente rischiato, già nel 2017, la messa in liquidazione.

A pesare sui conti del consorzio ci sono i debiti accumulati negli anni con la Sapienza (940 mila euro) e la Tuscia (854 mila euro) e i crediti verso i soci per le quote consortili mai versate (con cifre variabili da 40 mila a oltre 1 milione e mezzo di euro).

Per quanto riguarda il bilancio 2018/2019, il tetto di spesa concordato tra soci – fissato in 1.058.000 euro – risulterà rispettato solo quando andrà in porto la rimodulazione della convenzione con la Sapienza. Mentre la convenzione con la Tuscia è ancora in fase di discussione.

Alla luce di questo è evidente come la situazione sia difficile. Nonostante questo, Fondazione Varrone e Comune di Rieti non si sono mai sottratti all’impegno, avendo garantito da soli negli ultimi 10 anni oltre 6,5 milioni di euro a testa. I corsi universitari non sono in discussione, ma la gestione del consorzio necessita di una chiara correzione di rotta, se il rapporto tra costo dell’attività didattica e costo della gestione è nell’ordine di 40 e 60%. Serve una razionalizzazione delle spese ancora più incisiva di quella già iniziata.

Per permettere la tenuta dell’università a Rieti abbiamo bisogno di nuovi soci e finanziatori e del concorso finalmente fattivo non solo degli enti locali ma anche del mondo imprenditoriale. Per questo, Fondazione Varrone e Comune insieme, rivolgono un appello a quanti hanno a cuore il rafforzamento dell’esperienza universitaria sul territorio, a partecipare e condividere gli sforzi degli enti che finora si sono caricati dell’oneroso impegno.

E’ il tempo dell’unione di intenti ma anche del realismo, in un territorio che deve dimostrare di credere davvero nell’università a Rieti.

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