Dopo l’Ecoforum regionale durante il quale Legambiente ha premiato 30 Comuni Rifiuti Free e pubblicato il dossier annuale regionale sull’economia circolare, oggi, dopo la pubblicazione del nuovo Catasto Rifiuti di Ispra, su base dei dati per il 2024, emergono i dati di rapporto tra quello che avviene nel Lazio e il resto d’Italia. Secondo i dati del catasto, la produzione totale rifiuti nel Lazio pari a 2.916.082 di tonnellate è la seconda per peso in Italia e rappresenta il 9,74% del totale nazionale, dato in linea con la popolazione, come è in linea rispetto ai numeri nazionali anche il dato di produzione procapite regionale pari a 510,7 kg/anno, in Italia è 507,93. Se poi in Italia la produzione è aumentata del 2,3%, nel Lazio l’aumento è stato del 1,8%.
La Raccolta Differenziata del Lazio al 56,2%, rappresenta invece un pessimo risultato che fa della regione la secondo peggiore dopo la Sicilia (al 55,5%), su una media nazionale del 67,7%. Solo la provincia di Viterbo con il 67,3% di RD è tra le 73 province italiane dove si è raggiunto e superato il target fissato dalla norma del 65% da raggiungere entro il 2012, Latina si ferma al 64,3%, Frosinone a 63,7% e poi Rieti 59,1% e Roma al 54%.
Roma con 1.642.827 t/anno è ovviamente il comune italiano con la maggior produzione di rifiuti, nella Capitale si producono 598 kg di rifiuti annui pro capite: tra le 14 città con più di 200.000 abitanti è la quarta per produzione a persona, dopo Venezia, Padova e Firenze, dove però si fa più differenziata. Per percentuali di RD Roma, salita al 48%, è al 10° posto tra le 14 grandi città e fa meglio solo di Bari, Napoli, Catania e Palermo, e molto meno della media nazionale, quest’anno salita al 67,7%.
Dal rapporto Ispra emerge un grave deficit impiantistico regionale per il trattamento dei rifiuti differenziati nel Lazio, soprattutto per l’organico, la più pesante delle frazioni differenziate, pari in Italia come nella regione al 37% del totale di rifiuti prodotti. Gli impianti di trattamento dell’organico sono enormemente al di sotto di quanto è necessario, ce ne sono di piccola taglia in provincia di Latina e Viterbo, e nella parte sud della provincia di Roma. Mancano a Roma dove però si stanno realizzando 2 importanti biodigestori a Cesano e Casal Selce, mancano nel reatino dove la produzione è molto bassa e mancano gravemente in provincia di Frosinone.
Senza contare il conferimento fuori ambito delle frazioni differenziate, è incredibile il dato sul flusso del solo indifferenziato, che uscendo dai TMB (trattamento meccanico biologico) del Lazio, prendo la strada di quasi tutte le regioni italiane ma addirittura di decine di stati in ogni angolo di Europa. Il Lazio ha di gran lunga la maggior quantità di rifiuti regionali in uscita da impianti di trattamento meccanico biologico verso impianti di altre regioni, pari a 655.546 t/anno, e una pesantissima quota, anche per i costi ambientali connessi, di rifiuti conferiti all’estero, pari a 107.396 t/anno (terza peggior regione) che vanno ovunque. In particolare, nel 2024, 25.601 tonnellate hanno preso la strada per Cipro, 4.155 sono andate in Danimarca, 14.009 in Grecia, 1.382 in Portogallo, 3.683 in Svezia, 3.461 in Austria, 53.203 in Olanda; 1.494 in Finlandia, 412 in Germania.
“Nel Lazio – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – il ciclo virtuoso dell’economia circolare che passa dai Comuni Ricicloni e Comuni Rifiuti free che abbiamo premiato nell’Ecoforum, fatica enormemente ad attivarsi, a causa di oltre 150 comuni dove ancora non si è raggiunto neanche l’obbiettivo di raccolta differenziata al 65% previsto per il 2012 dalla norma nazionale; fatica a causa di un decennio di sostanziale paralisi nella crescita della differenziata di Roma dove solo nell’ultimo anno abbiamo visto un passo in avanti di oltre un punto percentuale dopo i dieci precedenti; ma fatica soprattutto a causa di un deficit impiantistico evidentissimo, la cui conseguenza è la distribuzione ovunque, in Italia e in Europa, delle materie differenziate, così come delle frazioni stabilizzate dai trattamenti dal trattamento meccanico biologico. Il peso economico e soprattutto ambientale di centinaia di migliaia di tonnellate che vanno altrove, va annientato; perché succeda è fondamentale la nascita di impianti per tutte le filiere a partire dalla più pesante, quella dell’organico, per la quale saranno strategici i due impianti romani di biodigestione anaerobica che il Comune e Ama stanno realizzando a Cesano e Casal Selce ma sarà altrettanto necessario che biodigestori nascano dove ancora sono completamente assenti, come in provincia di Frosinone, dove ci sono impianti che attendono l’autorizzazione da oltre dieci anni. Chiediamo alla Regione, nei suoi poteri, di portare a conclusione questi iter autorizzativi, è anche così che si potrà aprire una fase nuova e che il Lazio potrà avviarsi pienamente nel ciclo sano dell’economia circolare”. Così nella nota Legambiente Lazio






