Sul prezzo del latte Coldiretti Lazio scrive alla Grande Distribuzione Organizzata con l’invito a distinguere con chiarezza tra il livello del prezzo europeo, quello del prezzo italiano e le distintività regionali che generano valore, a partire dal Lazio, dove la presenza di Roma rappresenta uno dei principali mercati nazionali per il consumo di latte fresco. È questo il cuore della posizione di Coldiretti Lazio, espressa nella lettera inviata anche alla Regione Lazio, in merito all’intesa nazionale sul prezzo del latte raggiunta presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, guidato dall’on. Francesco Lollobrigida. L’accordo definisce un prezzo nazionale di riferimento del latte crudo alla stalla che prende come parametro le principali piazze del Nord Italia, da sempre mercato principale per la formazione del prezzo. “È importante sottolineare – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – che si tratta di un prezzo che costituisce un parametro di riferimento generale per la filiera, ma che non rappresenta in modo universale le differenze distintive espresse nelle varie parti del nostro Paese, che in questi mesi continuano a ottenere ottimi risultati sui mercati, sia in termini di quantità vendute che in termini di prezzo”. In tale prospettiva appare altresì essenziale distinguere nettamente tra il livello del prezzo europeo e le performance dei prodotti lattiero-caseari italiani, che in ragione dell’altissima qualità e sicurezza alimentare dei prodotti made in Italy, concorrono a generare maggior valore economico.
“Tutto questo grazie anche alle specificità territoriali – prosegue Granieri – che nella distintività hanno visto riconosciuti gli sforzi dei produttori. In particolare, nel Lazio la specificità della produzione e la presenza della città di Roma, che rappresenta uno dei principali mercati nazionali per il consumo di latte fresco, impongono che questo valore territoriale sia riconosciuto e tutelato anche nelle relazioni commerciali con la distribuzione”.
Coldiretti Lazio ricorda come il latte prodotto sul territorio regionale presenti storicamente un differenziale positivo di circa 2/2,5 centesimi, rispetto alle principali aree di produzione del Nord Italia, in ragione delle specificità produttive e dei maggiori costi del nostro territorio. “Questo differenziale – spiega Granieri – costituisce un elemento strutturale dei rapporti contrattuali e concorre a garantire la tenuta economica delle stalle laziali”. È fondamentale, dunque, che il prezzo base nazionale non sia interpretato come valore unico e uniforme per tutti i territori e che sia salvaguardata la sostenibilità economica delle stalle del Lazio, in coerenza con lo spirito dell’intesa stessa, che mira a “non lasciare a terra neppure un litro di latte”. “Il prezzo nazionale parametrato sulle dinamiche di mercato del Nord Italia – conclude Granieri – non può essere utilizzato in modo distorto lungo la filiera, né trasformato, di fatto, in un argomento per chiedere ribassi sui prezzi applicati al latte del Lazio. La grande distribuzione ha un ruolo centrale nel garantire equilibrio e stabilità alla filiera e nel valorizzare, sugli scaffali, il latte fresco del territorio. Per questo chiediamo che il riferimento nazionale non venga usato come leva per comprimere il valore del latte laziale, ma come base su cui continuare a riconoscere quel differenziale, che il nostro territorio ha storicamente espresso e che oggi più che mai è determinante per il futuro delle nostre aziende”.






