Ottima esibizione dell’Orchestra giovanile italiana di sassofono al Castello di Rocca Sinibalda: l’intervista al M° Federico Mondelci

Dopo le prove con i colori del tramonto, che dal cortile interno del Castello di Rocca Sinibalda si assapora in tutte le sue più sottili variazioni cromatiche, si attende il concerto dei dodici giovani talentuosi – dell’Orchestra giovanile italiana di sassofoni – che hanno partecipato alla masterclass diretta dal solista, camerista e direttore d’orchestra Federico Mondelci: appuntamento che rientra nel progetto dell’Associazione Giovanile Arte del Suono vincitore del bando VitaminaG nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani.it finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno del Dipartimento per la Gioventù.

Quattro giorni di intensa condivisione, conoscenza, sperimentazione e nuove visioni che il M° Mondelci, icona della scena internazionale del jazz, ha vissuto con travolgente entusiasmo. Lo dicono i suoi occhi mentre parla.

“Castelli Accademy è un progetto interessante che in una regione così bella, ricca di luoghi incantevoli, ha il pregio di unire la bellezza del territorio, la sua storia, con grandi eventi culturali: un risultato eccezionale raggiunto dal musicista Matteo Giuliani insieme a tutta la squadra giovanile dell’Associazione Arte del Suono – spiega Mondelci -. Penso che sia straordinario coinvolgere giovani artisti di grande talento, di dare loro un’opportunità di studio, di residenza in questo territorio e di portare il frutto del loro lavoro in uno scenario così incantevole come il Castello di Rocca Sinibalda. Penso che sia un motivo di orgoglio anche per gli stessi abitanti del luogo.

I giorni vissuti al Centro Jobel, ci hanno permesso di conoscerci, di condividere una visione artistica, di vivere un insieme di cose che, concatenandosi, hanno generato bellezza e armonia”.

Una sua riflessione sulla masterclass di questi giorni, vissuta a diretto contatto con i ragazzi provenienti da diverse regioni italiane…

In un rapporto professionale normale, ossia in un tempo limitato, si scivola su tanti aspetti che rimangono velati sotto la superficie. In questo caso, con la condivisione di intere giornate, si mettono a nudo molteplici aspetti: c’è una forte alterazione sul piano umano ed emergono dei lati della personalità che per i giovani sono anche un motivo di liberazione nonostante rimanga in loro una certa soggezione nei miei confronti perché appartengo ad un’altra generazione e con esperienze diverse alle spalle. È normale che mi considerino un punto di riferimento musicale e strumentale: poi il confronto sul piano umano diventa interessante e profondamente bello.

Penso che i giovani debbano stare più spesso a contatto con le persone mature, diciamo pure anziane, così come quest’ultimi dovrebbero arricchirsi di quella vitalità e freschezza, di quella gioia ed entusiasmo che hanno i giovani: sono vasi comunicanti.

Li lascio molto liberi di essere: anche se poi, da un punto di vista organizzativo, mi ritrovo a fare tante cose al loro posto! Rispetto a qualche generazione fa, i giovani di oggi da un lato sono più svegli e per certi aspetti più indipendenti; dall’altro, soprattutto da un punto di vista pratico, più dipendenti e bambinoni.

Icona della musica jazz, abituato ai più grandi palcoscenici internazionali, cosa ne pensa di questi itinerari che, seppur prestigiosi, sono legati a borghi di dimensioni più ridotte e non così noti?

Quando vai nelle grandi sale da concerto: lì sei ospite e sei accolto non solo da un organizzazione, da un teatro, da una direzione artistica ma anche da un pubblico abituato a frequentare determinati spettacoli. Quando ci si presenta in luoghi come questo, dove le attività sono soprattutto stagionali, si fanno i conti con aspetti legati all’integrazione con la vita, alle aspettative di un pubblico che magari sta visitando quel posto, che si sta innamorando della sua bellezza e che può trovare nella musica ciò che potenzia queste nuove emozioni. Dunque cambia tutto: sia per chi propone, sia per l’artista, sia per il pubblico.

Nel grande teatro il contesto è noto; in scenari come il Castello di Rocca Sinibalda il pubblico si immerge nel nuovo, nella sorpresa e la bellezza è data da un insieme di fattori e anche da diverse forme di arte.

Io stesso organizzo un festival in un borgo di tre mila abitanti. Dunque reputo questi luoghi non solo adatti ad ospitare concerti ma anche occasioni nelle quali poter promuovere la straordinaria bellezza di queste terre.

Un breve presentazione del programma del concerto dell’Orchestra giovanile italiana di sassofoni…

Il programma percorre un arco temporale che va dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri e attraversa vari generi musicali. Partiamo dalla prima composizione originale dell’orchestra dei sassofoni dello spagnolo Manuel Palau: per noi sassofonisti rappresenta un momento fondamentale che segna e valorizza il nostro strumento nato nel 1840, quindi ancora molto giovane. Poi attraversiamo il repertorio ottocentesco: da una trascrizione di Brahms, la celebre danza ungherese n. 5, ci spostiamo in un repertorio di confine tra il mondo classico e il jazz con Bernstein e Gershwin; poi arriviamo a composizioni originali come quella creata appositamente per noi da Emanuele  Stracchi che è davvero molto bella; a seguire dei brani jazz di autorevoli autori come Dizzy Gillespie, Sammy Nestico, Chick Corea, Gianni Iorio, Astor Piazzolla e li affianchiamo a brani originali scritti per noi come quelli del  jazzista italiano Gian Marco Gualandi.

Il laboratorio, di cui oggi presentiamo il frutto, si avvale della presenza di 12 sassofonisti che suonano tutti gli strumenti della famiglia del sassofono: dal sopranino, che un piccolo strumentino che sembra un flautino, fino al sassofono basso che è molto grande. Dunque saranno in scena: sopranino, soprano, contralto, il tenore, il baritono e il basso.

Sei taglie diverse con personalità molto diverse: l’insieme contribuisce a dare tutti i colori dell’orchestra. Inoltre ci sarò io sia come direttore e preparatore del gruppo, sia come solista!”.

Il concerto è finito nell’abbraccio di un caloroso applauso degli oltre ottanta spettatori rimasti incantati dall’energia nata dall’incontro tra chi inizia e chi oggi può trasmettere conoscenza, esperienza, e quella leggerezza che vola sorretta dalla potenza della propria arte. Complimenti agli allievi e alle doti umane e artistiche del M° Mondelci.