Officine Varrone, pronti a rientrare

Riavere nella disponibilità propria, e della città, le Officine Varrone è l’obiettivo che la Fondazione ha perseguito sin dalle prime fasi della vicenda giudiziaria che dal 2014 ha interessato il restauro di Largo San Giorgio, vicenda a cui ieri la Corte d’Appello di Roma ha impresso una svolta lungamente attesa e fortemente auspicata.

Al netto dell’inchiesta e del processo che ne è seguito, con il dissequestro dei due immobili la città ritrova nella sua interezza uno spazio urbano recuperato negli anni scorsi dalla Fondazione con un ingente sforzo finanziario al solo scopo di offrire alla comunità spazi per la cultura, lo studio e la ricerca, nell’ottica della crescita e del bene comune.

“Aspettiamo di riavere le chiavi delle Officine Varrone quanto prima, felici di rientrarvi dopo tanto, troppo tempo. Sappiamo che come noi anche la città è impaziente di rivedere quei luoghi – dice il presidente Antonio D’Onofrio – ma un po’ di pazienza servirà. L’anno scorso, nel riaprire l’ex Chiesa di San Giorgio, dovemmo affrontare una serie di interventi di manutenzione e di adeguamento per un riutilizzo che rispettasse in pieno le norme di sicurezza. Lo stesso dovremo fare per le Officine.

Parallelamente avvieremo un ragionamento complessivo sugli spazi della Fondazione, anche alla luce delle mutate condizioni e necessità. A Palazzo Potenziani, all’Auditorium Varrone e alla ex Chiesa San Giorgio si è aggiunto Palazzo Dosi, col suo laboratorio di restauro a piano terra e, presto al piano nobile, con la mostra sulle opere d’arte di Amatrice e Accumoli, che andrà così ad aprirsi nella piazza principale di Rieti. Si tratta di tutta una serie di operazioni da valutare e mettere a sistema, di cui discuteremo a breve in consiglio di amministrazione e contestualmente negli altri organi della Fondazione. Tutto questo sempre nell’interesse della città, alla cui vivacità culturale e crescita sociale la Fondazione non ha mai smesso di lavorare”.