Il Teatro Rigodon attraverso il progetto “Circostanze Impreviste – Una metafora dell’esistenza 2” sostenuto dalla Regione Lazio, e promosso dalla Casa Circondariale Nuovo Complesso Rieti grazie alla Direttrice dell’Istituto la Dr.ssa Chiara Pellegrini e dal Capo Area Educativa il dott. Luca Agabiti, presenta la messa in scena di “Giulio Cesare”, liberamente ispirato al dramma storico “Giulio Cesare” di William Shakespeare, realizzato con i detenuti della sezione precauzionale della Casa Circondariale di Rieti. Lo spettacolo si terrà l’11 dicembre 2025 alle ore 15:30 presso il teatro interno della struttura.
Giunto alla seconda annualità, il progetto “Circostanze Impreviste- Una metafora dell’esistenza 2” ha confermato la propria efficacia nel creare spazi protetti e fondati sulla cooperazione, sull’ascolto e sull’interazione, consentendo di riattivare competenze relazionali compromesse e di sperimentare nuove modalità di rapporto con l’altro. I percorsi formativi, organizzati dal Teatro Rigodon, hanno visto impegnati i detenuti in moduli di alta formazione: drammaturgia e recitazione a cura della regista Desiree Proietti Lupi e della prof.ssa Barbara Clementini, movimento scenico e danza con la danzatrice e coreografa Claudia Cipitelli Gallotta. Il risultato è uno spettacolo che riflette impegno e la volontà di trasformare lo spazio scenico in un laboratorio di cambiamento personale e di possibile reintegrazione sociale.
Dichiarazione Desiree Proietti Lupi, Direttrice Artistica del progetto “Circostanze Impreviste – Una metafora dell’esistenza 2”, afferma: “Nel susseguirsi delle annualità riscontro il carattere necessario di attività come quelle teatrali all’interno degli istituti penitenziari. Ogni volta che entriamo nella sala teatro in cui lavoriamo, si sente l’urgenza di lavorare insieme: per alcuni è il luogo dove poter sperimentare attraverso la collaborazione, l’ascolto reciproco il lavoro sulla sincronia dei gesti e delle voci, modalità nuove di interazione, basate sul rispetto dei tempi e delle esigenze altrui, per altri è l’occasione per sperimentare ruoli alternativi, di riscrivere parti della propria storia e di immaginare scenari di cambiamento, aprendo lo spazio a identità più complesse e non limitate dall’etichetta del crimine”.







