“Quella di Raffaele Marianella, l’autista del bus che ha perso la vita dopo l’assalto a Rieti, è la storia di una vita di lavoro. Dura, onesta, fatta di sacrifici. E leggo che “poteva essere una tragedia”. Perché questa non lo è?
Cos’è che definisce una tragedia? Il numero di morti? O il fatto che le vittime non siano famose abbastanza da far rumore? Raffaele è morto. E questo non è un incidente. È l’effetto di una cultura malata: quella che tollera la violenza negli stadi, nelle curve, per strada. Che minimizza. Che chiude un occhio. Che normalizza l’odio, in nome dello sport. La mia vicinanza più profonda alla famiglia.
Ma la solidarietà non basta più. Servono responsabilità, pene certe e la fine dell’impunità per chi trasforma lo sport in un campo di guerra”. Claudio Marchisio