LETTERA APERTA DEI SINDACATI ALL'ASSESSORE REGIONALE ALL'ISTRUZIONE

Scuola

L’a.s. 2011/12 porta a compimento la pesantissima manovra sugli organici del personale docente ed ATA della scuola pubblica contenuta nel Piano Programmatico del Ministro Gelmini.  Nel Lazio si perderanno, così, nel prossimo anno scolastico:

– 1989 posti di docenza, che vanno ad aggiungersi ai 1320 persi nel 2009/10 e ai 1865 persi nel 2010/11;

– 1238 posti di personale ATA, che vanno ad aggiungersi ai 2769 persi nel 2009/10 e ai 1865 persi nel 2010/11.

Complessivamente, la scuola laziale ha perso, quindi, nell’ultimo triennio, 11.046 posti di lavoro ( come se si fosse chiusa due volte la Fiat di Cassino)  Si tratta, evidentemente, di un tributo molto alto che la scuola della nostra regione, in concorso con l’intero Paese, è chiamata a pagare alle scelte del ministro e del governo.

Pur non negando le esigenze di risanamento della finanza pubblica,   le nostre organizzazioni  ritengono   che  una buona ed equa crescita   possa derivare esclusivamente  dagli investimenti nel campo dell’istruzione, come del resto indica la migliore dottrina economica e l’esempio dei paesi industrialmente più avanzati.

Diminuire il numero degli addetti significa, invece,  ridurre la quantità   e la qualità del servizio stesso. Difatti, la diminuzione delle risorse professionali a disposizione della scuola comporta:

• tempo scuola ridotto, sia sul piano curriculare che su quello delle attività di recupero e potenziamento e di valorizzazione delle eccellenze;
• impossibilità di rispondere alla domanda di tempo pieno che si esprime essenzialmente, ma non esclusivamente, nei centri urbani della Regione. Particolarmente grave, nel Lazio, il caso di Viterbo, provincia alla quale non viene concessa neppure una nuova prima classe di scuola primaria a tempo pieno;
• classi – pollaio, in dispregio delle esigenze di sicurezza dei nostri figli;
• minore sorveglianza agli accessi delle scuole, per mancanza di collaboratori scolastici, la cui carenza è tale da mettere ormai in discussione, per il prossimo anno scolastico, anche la stessa possibilità di apertura dei cancelli di alcuni plessi;
• aumento del pendolarismo degli studenti sul territorio regionale alla ricerca dell’istituto scolastico che offra l’indirizzo di studi richiestoe così via  elencando i mali della scuola del Lazio, peraltro condivisi con il resto del sistema scolastico nazionale.

In questo quadro si inserisce il dramma umano e sociale delle centinaia di migliaia di precari che hanno fin qui assicurato il funzionamento del nostro sistema scolastico e si vedono oggi negate le prospettive di inserimento che hanno guadagnato sul campo.

Tutto ciò pone evidenti problemi di natura politica, di cui riteniamo che debba farsi carico chi ha la rappresentanza istituzionale della comunità laziale e delle istituzioni scolastiche.

La questione non può essere derubricata come attinente ad un mero ambito tecnico, lontano dagli interessi e dai poteri della Regione in quanto tale. Non lo consente lo spirito e la stessa lettera della normativa ordinaria e costituzionale; non lo ammette l’interesse dei cittadini del Lazio, da Lei rappresentati; non lo perdonerebbero l’opinione pubblica e il corpo elettorale, adeguatamente e correttamente informati.

Su questo le scriventi OOSS Le chiedono  di attivare un tavolo per un serrato confronto da cui possa scaturire un intervento chiaro e visibile.

FLC CGIL CISL SCUOLA UIL SCUOLA SNALS CONFSAL FSU GILDA UNAMS
Augusto Alonzi Vincenzo Alessandro Gianni Febroni Maria Rita De Santis Aldo Guida