La UIL Scuola sulla recente convocazione al Ministero dell’Istruzione

“La dichiarazione congiunta sottoscritta dall’Amministrazione e da alcuni sindacati firmatari del contratto integrativo sulla DaD è stata l’oggetto della recente convocazione da parte del Ministero dell’Istruzione di tutte le organizzazioni sindacali comprese quelle che non hanno sottoscritto il contratto integrativo.

Per descrivere l’iter di questo contratto potremmo prendere a prestito il titolo del romanzo per ragazzi di Michael Ende: “La storia infinita”. Un accordo a rate. Oggi un ulteriore passaggio per informare tutte le organizzazioni sindacali dei contenuti di un ‘documento politico’ che riguarda il Ministero dell’Istruzione ed i sindacati firmatari dell’accordo. Una firma a più tempi con tanto di testo contrattuale, successiva nota esplicativa ed ora un documento politico.

C’è voluto un ulteriore incontro, non contestuale alla sottoscrizione, su richiesta legittima di uno dei sindacati firmatari, per chiarire le discrasie tra il contratto e la nota. Segnali chiari di una difficoltà nella stesura del Ccni. Non è un giudizio pregiudiziale il nostro né volontà di entrare nel merito di un accordo politico sottoscritto da altri sindacati, accordo di cui non possiamo che prendere atto.

Chiaramente la Uil Scuola non ha ritenuto di aderire, perché di adesione si sarebbe trattato, ad un documento concordato da altri, un’intesa politica più che un contratto. Nella nostra storia di sindacato libero e indipendente non abbiamo mai delegato nessuno a rappresentarci né pensiamo di farlo ora. L’atteggiamento dell’Amministrazione ci è sembrato solo un tentativo finalizzato a dividere i sindacati, ricorrendo ad una procedura a dir poco singolare: una nota ministeriale va ad interpretare il contratto, magari anche estendendo elementi che nel testo contrattuale sono definiti come enunciazioni di principio e poi dispone rinvii a leggi e regolamenti.

Per la UIL Scuola i contratti devono essere chiari e intellegibili e senza elementi di ambiguità interpretativa; una volta firmati si applicano, non hanno bisogno di dichiarazioni o circolari esplicative, a meno che non si voglia dire qualcosa di diverso da quello sottoscritto. In questo caso si riapre il contratto e si adegua rispetto alle modifiche che politicamente si condividono unitariamente al tavolo negoziale. Su questo, condizionandolo a precise garanzie di un cambio nelle relazioni sindacali abbiamo dato anche ampia disponibilità in un recente incontro con il ministro Azzolina.

La UIL Scuola rispetta le scelte di tutti, sia di chi firma che di chi non firma. Ma la nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio e in questo contesto non cambia. Abbiamo colto l’occasione per ribadire le ragioni che hanno portato la nostra organizzazione a non firmare quel testo. I sindacati già ad aprile avevano chiesto di regolamentare la materia della didattica a distanza ma dal ministro solo silenzio. Nella fattispecie ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per fare un buon contratto e condividerlo unitariamente con chi la scuola la fa funzionare tutti i giorni: Dirigenti scolastici, Docenti e personale ATA ed è a loro che noi rispondiamo. Come si evince facilmente da questa vicenda i problemi non sono stati governati, vengono rincorsi. Il 30 ottobre scorso all’incontro con le confederazioni ed i segretari generali di categoria c’è stata la possibilità di dare un segnale di cambiamento ma non è stata colta quell’occasione.

Paradossalmente anche il Covid ha tentato di dare una mano al ministro: la sospensione del concorso straordinario poteva essere colta come un segnale per una apertura. Nulla. Il ministro ha subito puntualizzato che il concorso riprenderà al più presto.

Questo modo di procedere non ci piace. Le relazioni sindacali non possono andare a fasi alterne o ci sono o non ci sono e ad oggi il ministro nulla ha fatto per favorire il dialogo. Noi rispondiamo ai nostri iscritti e a tutti i lavoratori, fermo restando che la nostra azione sarà uniformata alla ricerca dell’unità sindacale che in questa occasione è venuta meno.” UIL Scuola