Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato che dalla prima rata dell’IMU (la nuova tassa degli immobili che ha sostituito l’ICI) è arrivato un gettito di 9.6 miliardi. Una cifra che fa ritenere che l’obiettivo di 21.4 miliardi di euro previsto nel decreto “ Salva Italia” potrà essere raggiunto applicando le aliquote base, cioè lo 0.4% sull’abitazione principale e lo 0.76% sugli altri immobili.
Se si considera che l’IMU è nelle stime governative, basate sulle aliquote di legge, il doppio dell’ICI, si può ragionevolmente chiedere ai Comuni di diminuire o almeno di non aumentare l’aliquota applicata sugli immobili destinati alle attività produttive in un momento particolarmente acuto della crisi.
Come è noto i Comuni hanno la facoltà di aumentare o diminuire le aliquota base e per gli immobili di proprietà delle imprese l’aliquota può essere aumentata dello 0.3% o ridotta sino allo 0.4%. Ora se è difficile immaginare che i Comuni rinuncino totalmente al gettito prodotto dall’imposta, dovendo destinare oggi all’erario lo 0.38% dell’imponibile, è però altrettanto difficile pensare che le imprese possano versare, di una imposta già prevista nell’aliquota base allo 0.76%, una maggiorazione fino allo 0.3% che la porterebbe a 1.06%.