IL PD PRESENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE PER IL RIORDINO DELLE PROVINCE

Bersani con Franceschini

Martedì 5 Luglio, alla Camera dei Deputati, è stata posta in discussione una proposta di modifica della Costituzione finalizzata a cancellare dal testo della Carta la parola “Province”. Sostenitori Idv e Udc. Contrari Pdl e Lega.

Il gruppo parlamentare del Partito Democratico, dopo una lunga discussione, ha deciso per l’astensione. La ragione di questa posizione, come ha spiegato durante il dibattito il presidente del gruppo alla Camera Dario Franceschini, sta nel fatto che appare inutile togliere la parola “Province” dalla Costituzione senza prevedere un ordinato assetto di trasferimento dei relativi compiti, poteri, patrimoni e personale. Con questa proposta si ha una grande visibilità su stampa e tv, ma non si riduce di un euro la spesa e si lasciano inalterati tutti i problemi.

Il Pd ha optato per la presentazione di una proposta organica – primi firmatari Bersani e Franceschini – per la riduzione delle province, per la creazione di aree metropolitane, e per un’adeguata dislocazione di funzioni e compiti, in modo da ridurre costi e aumentare l’efficienza della amministrazione pubblica. 

La proposta è strutturata su tre articoli che prevedono: termini certi per il riassetto provinciale, la costituzione delle aree metropolitane con la contestuale eliminazione delle province, la riduzione del numero delle province mediante la fusione di province confinanti, e le procedure per l’attivazione del medesimo percorso per le regioni a statuto speciale.

“In maniera populistica i promotori della cancellazione delle province sostengono che questi enti servono solo per accontentare il personale politico”, dichiara il Segretario provinciale del PD, Vincenzo Lodovisi. “In realtà già oggi l’impegno dei consiglieri provinciali è da ritenersi gratuito. Riteniamo che la proposta del gruppo parlamentare del Pd sia più ragionevole perché funzionale ai territori come il nostro, dove si tocca con mano la necessità della presenza di un ente intermedio  in grado di rappresentare organicamente gli interessi comuni. Diversamente le zone interne, costellate di Comuni di poche centinaia di abitanti, finirebbero completamente abbandonate nel giro di pochi anni, a causa dell’assenza di qualsiasi impegno dello Stato”.

“Immaginare che i Comuni ‘polvere’,  già oggi ridotti allo stremo dalla politica dei tagli, possano competere direttamente con le Regioni e lo Stato è illusorio e miope” continua Lodovisi, “giacché i costi del dissesto di interi pezzi del nostro territorio ricadrebbero amplificati sui conti pubblici. Per questo appare populistica la scelta di dare in pasto alla pubblica opinione qualsiasi cosa utile ad evitare che l’argomento della ripartizione dei sacrifici sia affrontato come si deve”.

“I costi della politica” conclude, “si riducono avendo il coraggio di disboscare ancora più in alto – nelle indennità e nei vitalizi di parlamentari regionali e nazionali – cosi come si è iniziato negli anni passati con Comuni, Province e comunità montane. Si riducono obbligando la cancellazione di società ed agenzie regionali e commissari – moltiplicate a dismisura in questi ultimi anni – che sono costosissimi doppioni di istituzioni locali.”