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domenica 14 Settembre 2025
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FESTIVAL ORGANISTICO EUROPEO: HADRIEN JOURDAN SOSTITUIRA' LECOT E TITTERINGTON

Sarà il fenomeno svizzero Hadrien Jourdan a sostituire, domani sera (dalle 17 in poi), Jean Paul Lécot e David Titterington nel corso della terza serata del Festival europeo di musica organaria.
L’assenza dei due è giustificata dal caos del trasporto aereo causato dalla nube di cenere dovuta all’’eruzione del vulcano islandese.

Il programma della serata, che avrà per cornice la chiesa di San Domenico, resterà dunque invariato. Particolarmente suggestivo l’appuntamento di questa sera che vedrà in prima fila anche il presidente della Fondazione Flavio Vespasiano, Gianni Letta.

“In programma – ha spiegato il direttore artistico del Festival, Filippo Tigli – una vera raffinatezza, quella che potremmo definire una chicca: la “Messe I” di Guillame-Gabriel Nivers. Ad esibirsi, come già anticipato, Federico Del Sordo e la Schola Urbi Romani Cantores. Poi sarà la volta di Francesco Colamarino con “Tre musicisti coevi, tre scuole del Barocco Europeo: Clérambault, Vivaldi e Bach”.

“Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato entusiasta Don Luigi Bardotti, presidente del Comitato di San Domenico – finalmente lo splendore del prestigioso organo Dom Bedos è esaltato a 360 gradi da una manifestazione di grandissimo livello. E, soprattutto, ne possono godere attivamente, anche coloro che vivono nella nostra città. Persino coloro che non sono uomini di fede.
Dopo l’inaugurazione strumentale di ieri sera, che si è conclusa con un doppio bis concesso da Menissier, si va avanti con il programma del Festival che coinvolge non solo nomi altisonanti ma anche meno conosciuti”.
Entusiasmo anche dalla Fondazione Flavio Vespasiano che ha organizzato insieme al Comitato la cinque giorni che si protrarrà fino al prossimo 20 aprile e “che ruota su quel principio di internazionalizzazione – ha spiegato il sovrintendente Carlo Latini – su cui fa perno l’intera attività della Fondazione.
Il fine ultimo, resta quello, più volte proclamato, del riposizionamento dell’identità di Rieti. Da città industriale a città culturale”.

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