Nella giornata di ieri, 30 settembre, a distanza di tre mesi dall’ultima assemblea, si sono riuniti in Provincia i lavoratori di ex Risorse Sabine. La situazione in questi mesi invece che migliorare è precipitata, infatti con la Proposta di Legge della Giunta Regionale del 6 agosto n. 223, all’articolo 2 , che domani 2 ottobre andrà in discussione in commissione, si cancella di nuovo il diritto di questi lavoratori ad esistere, sia pure nella loro precaria situazione.
Il provvedimento in oggetto è come quello che la Giunta Rocca provò a far approvare lo scorso anno, negando allora di conoscerne i reali effetti. Oggi non potranno dire la stessa cosa, perché nell’anno appena trascorso, abbiamo incontrato ed edotto della situazione i consiglieri regionali del territorio, gli assessori al lavoro, al personale, al bilancio e l’assessora del territorio, che firmando la Proposta di legge in oggetto sapevano benissimo che di fatto la sua approvazione, avrebbe mandato a casa 56 lavoratori della provincia di Rieti.
A quanto pare a nulla sono valsi i suggerimenti di soluzioni arrivati da più parti , a nulla le richieste del territorio e delle amministrazioni che utilizzano quei lavoratori, a nulla il richiamo al buon senso che impone rispetto per i lavoratori e per il territorio, e infine a nulla è valso l’impegno dell’unico Parlamentare eletto del territorio che si era speso per loro. Sta prevalendo la logica del rigore economico che non considera che dietro le somme appostate a bilancio ci siano persone, famiglie, professionalità e speranze di un territorio.
Benché le ultime speranze siano legate agli emendamenti presentati dall’opposizione in Regione Lazio ed alla discussione che ne scaturirà, i lavoratori riuniti in assemblea rifiutano l’accettazione di provvedimenti a loro danno, e pretendono rispetto per loro e per gli impegni presi da tutti nei loro confronti; con la comunicazione inviata alla Provincia, da oggi si avvia lo stato di agitazione di ex Risorse Sabine, che decideranno insieme alla CGIL quali altre azioni mettere in campo per la tutela dei loro diritti maturati da oltre 30 anni di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione da precari strutturali, che oggi si sentono di nuovo traditi. Così nella nota la CGIL