Dopo due decenni trascorsi nella frenetica e stimolante Milano, un bolognese ha scelto di riscrivere la sua storia in un luogo dove il tempo sembra scorrere con un ritmo diverso: Montelibretti. Qui, in questo incantevole angolo del Lazio tra colline letteralmente coperte da ulivi, ha dato vita a un progetto ambizioso che intreccia le sue passioni più profonde: lo sport, la natura e il turismo sostenibile. Parliamo di Camillo Franchi Scarselli, classe 1961, che con un sorriso accogliente e sguardo orgoglioso, ci racconta la sua storia tra le mura di uno dei suoi luoghi del cuore: una caratteristica Osteria tra gli edifici storici del borgo.
Camillo, ci racconta da dove nasce la scelta di mettere radici a Montelibretti?
Ho vissuto anni bellissimi a Milano e Roma lavorando in settori diversi, in particolare la fotografia e l’editoria. All’arrivo del terzo millennio, ho deciso di dedicarmi al mondo dello sport olimpico e per questo mi sono trasferito a Roma. Ma già alla fine degli anni Ottanta sono capitato qui, a Montelibretti, grazie al grande campione Raimondo D’Inzeo che mi accompagnò a conoscere suo fratello Piero, altrettanto celebre, a cui avrei chiesto di scrivere una prefazione per un libro. In quel giorno percepii la bellezza e l’importanza di questi luoghi, che poi avrei di nuovo incontrato grazie alla passione per il Pentathlon Moderno, che qui ha il suo Centro di Preparazione Olimpica.
È stato amore a prima vista?
Praticamente sì, ma solo qualche anno dopo, durante l’organizzazione dei Campionati del Mondo di Volo a Vela a Rieti nel 2007 e 2008, ho ammirato questo territorio anche dall’alto, proprio durante un volo in aliante. Mi hanno colpito i meravigliosi ulivi della zona e l’eterogeneità del paesaggio: in quel momento ho capito che il mio posto era qui.
Quindi grazie agli ulivi è scattata la scintilla?
Sì, il mondo dell’olivicoltura mi ha rapito. Inoltre, le persone legate a questa cultura mi incuriosivano. Così, insieme a mia figlia Julia, abbiamo deciso di avviare un’azienda agricola collettiva riunendo alcune famiglie di agricoltori della zona. Abbiamo protetto tanti ulivi dall’abbandono, lavorando per dedicarci a un’agricoltura sostenibile. La Sabina, infatti, ha diverse cultivar che vanno salvaguardate perché rischiano di estinguersi, come la Salviana. E dunque nel 2016, partendo da un primo terreno, con sole 80 piante, è nata questa realtà che permette anche l’adozione degli ulivi e crea un collegamento diretto con gli Stati Uniti: gli adottanti infatti sono quasi tutti americani.
Oltre all’olio, ha avviato delle attività anche nel settore sportivo?
Sì, nel 2000, alla vigilia delle Olimpiadi di Sidney ho dato vita a una bella realtà che collabora con varie federazioni sportive italiane, anche organizzando eventi importanti in tante discipline. Dal mondo “elite” agli eventi di massa il passaggio è stato organizzare la “We Run Rome”, una gara podistica di 10k che quest’anno giunge alla sua 14esima edizione. Il mio obiettivo è creare una connessione tra tutte le potenzialità di questo territorio: unire il rispetto per l’ambiente e la promozione di esperienze turistiche tra natura, benessere e tradizioni locali.