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lunedì 15 Settembre 2025
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Da Amatrice all'Himalaya, il "tetto del mondo" unito col centro d'Italia

Obiettivo del progetto, ideato da Davide Peluzzi, è quello di non far scemare l’attenzione sul dramma amatriciano e unire idealmente le due terre martoriate dalla forza della natura.
Amatrice e l’Himalaya unite idealmente grazie ad una tegola. Il paese altolaziale colpito dal sisma di agosto 2016 e le zone montuose del “tetto del mondo”, anch’esse protagoniste nel 2015 di un devastante terremoto, saranno più vicine grazie alla spedizione JOBO GARU che porterà in Asia una tegola dei tetti di Amatrice ed un gagliardetto della sezione locale del CAI. L’idea parte da Davide Peluzzi, alpinista, presidente di Explora Nunaat International: un gruppo di ricerca sulla natura e la conoscenza umana che ha come territorio di ricerca l’Artico, l’Himalaya, le Ande, l’Antardite e l’Africa. “L’idea di portare una tegola di Amatrice sul tetto più alto del mondo – spiega Peluzzi – nasce da un progetto del 2004 denominato “Pietre e Popoli del mondo”. Una pietra, prelevata da una vetta di una montagna, viene materialmente portata in cima ad un’altra durante le nostre spedizioni e messa a dimora sulla vetta del rilievo. Questo per noi vuol dire dialogo e interscambio tra popoli, incontro, condivisione. Quest’anno, dopo la terribile tragedia che ha colpito Amatrice, abbiamo pensato di sostituire la pietra con una tegola: simbolo del disastro ma che racchiude in se un messaggio molto profondo. Infatti gli amatriciani non hanno più una casa e probabilmente non l’avranno per molto tempo: la tegola vuole essere un punto fermo dal quale ripartire per la ricostruzione non solo intima e sentimentale ma anche, e soprattutto, quella materiale sulla quale c’è davvero molto da fare”.
L’alpinista abruzzese, arrivato ad Amatrice il 9 luglio 2017 con una delegazione della Interamnia World Cup (partner durante la giornata amatriciana), ha raggiunto assieme ad Andrea Sebastiani (consigliere della locale sezione CAI) e Raffaella Pitone (responsabile campo 118 di Amatrice) l’Eremo della Croce che sovrasta il paese ormai ridotto soltanto a cumuli di macerie. Sull’altura, dalle mani dei giovani amatriciani membri dell’alpinismo giovanile, Peluzzi ha ricevuto la tegola ed il gagliardetto del CAI di Amatrice che saranno riposti e conservati nel rifugio più alto del mondo che sarà costruito ad opera della spedizione teramana nella valle del ROLWALING (ad ovest della regione del Kumbu, Everest) assieme alla preziosa collaborazione tra la Explora Nunaat International ed il gruppo austriaco condotto da Josef Einwaller ideatore del progetto.
Ma Amatrice sarà ricordata anche come punto di partenza del percorso Bonatti, ideato dallo stesso Peluzzi e dedicato all’alpinista lombardo, che unisce Gran Sasso e Himalaya. Dal centro Italia, dunque, partirà un cammino che collegherà le due zone unite nel destino tragico del sisma.
Da Amatrice all’Himalaya, dunque, un lungo viaggio che partirà ad ottobre avendo nel cuore e soprattutto nella mente il borgo del centro Italia.
“È terribile constatare che dopo un anno ancora sia tutto fermo alle 3.36 – spiega Peluzzi in conclusione – e proprio per questo bisogna rimboccarsi le maniche per la rinascita del borgo. La tegola ed il percorso Bonatti sono un grido al mondo per aiutare Amatrice e porre l’attenzione su di essa: Visit Amatrice to Help Amatrice”
 

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