Covid, tampone ai miei figli: l’estenuante attesa di una mamma

Riportiamo integralmente la lettera inviataci da una lettrice di Rietinvetrina:

“Sono una comune cittadina reatina e madre di due bambini piccoli che frequentano entrambi la materna. Un pomeriggio sul tardi veniamo contattati dalla scuola che prontamente ci avvertiva di una positività al Covid all’interno della classe dei bambini. Ci invitano a stare da subito coi bimbi a casa in attesa di essere contattati dalla ASL.

Stupiti del fatto che, trattandosi di bambini piccoli, non ci avessero contattato immediatamente le autorità competenti, aspettiamo. Il giorno dopo, nel primo pomeriggio, ci contattano ufficializzando la quarantena per i bimbi. Ci viene spiegato che i piccoli potranno effettuare il tampone solo l’ultimo giorno di quarantena, quindi il decimo.

Nell’incredulità chiedo il perché, trattandosi di bambini di 4-5 anni, avremmo dovuto attendere in preda all’ansia e alla preoccupazione tutto quel tempo. Mi viene detto che la prassi è questo, tanto sono asintomatici e stanno bene.

Armati di pazienza e calma attendiamo i giorni, che diventeranno 11 perché i tamponi di domenica non si fanno (giustamente il Covid la domenica si mette in stand-by, i morti pure e le terapie intensive anche).

Partiamo verso il drive-in il lunedì alle ore 14 per paura di code estenuanti, nonostante ci avessero detto che l’appuntamento per il tampone era alle 15. Al telefono ci avevano sottolineato che quel giorno e quell’orario erano dedicati proprio ai bambini. Con un’ora di anticipo eccola lì, troviamo già una notevole coda. Preparati a ciò, ci eravamo attrezzati per far passare meglio l’attesa ai bimbi in auto per quanto possibile.

Passa la prima ora e la fila ormai è lunghissima, ci guardiamo intorno e come immaginavamo le auto sono piene di bambini, praticamente in molte ci sono 1 o 2 bimbi anche piccolissimi. Ma non solo, il drive-in è accessibile a tutti coloro che hanno la prenotazione per quel giorno quindi la fila aumenta. Nessuna corsia dedicata per i bambini. Trascorre anche la seconda ora, e poi la terza, in auto.

L’insofferenza inizia a farsi generale, sentiamo bambini piangere nelle altre auto, qualcuno è costretto a farli scendere nonostante il divieto rigoroso a lasciare il veicolo, per fare pipì. Sonno, fame, insomma un po’ tutto. Si fa buio, sono 4 le ore trascorse in auto. Nonostante tutto nessuno protesta.

Stremati e nervosi arriva il nostro turno, gli operatori sono persone gentili e nonostante la condizione in cui svolgono il lavoro accolgono i bambini col sorriso, almeno il sorriso degli occhi lo potevamo vedere.

Purtroppo però, un’unica persona a fare il prelievo con circa 200 auto, è davvero poco. Troviamo tutta questa attesa un’assurdità, ma le ASL non avevano predisposto una corsia agevolata per i bambini? E quei poveri operatori a lavorare così? 

Finalmente il mattino seguente dopo 12 giorni di attesa speriamo di poter tirare un sospiro di sollievo e far tornare i i piccoli ad una vita normale quando iniziano a circolare voci su un ritardo anche di 6-7 giorni per il responso del tampone.

Qui si inizia veramente a tirare la corda con la pazienza delle persone, siccome i tamponi sono aumentati non riescono a gestirli! Ma è una barzelletta? Faccio diligentemente la quarantena, aspetto preoccupata di fare il tampone, mi snervo in auto 4 ore e poi, una settimana per la risposta? Ci chiedono di stare circa 20 giorni in casa per poi essere negativi?!

Ora capisco come mai c’è gente che aggira tutto questo, mettendo a rischio se stesso e gli altri. Chi fa finta di nulla nonostante l’eventuale contatto con positivi per evitare tutto questo! In un capoluogo di provincia c’è un solo operatore a fare i tamponi e ci vogliono dai 5 ai 7 giorni per il risultato. Lascio a voi le conclusioni.”