“Rieti precipita in fondo alla classifica annuale di ItaliaOggi per turismo, intrattenimento e cultura, attestandosi al 104° posto su 107 province italiane. Peggio ancora: è ultima in Italia per strutture espositive permanenti. Un
risultato che parla chiaro e non ammette scuse. Questo fallimento non è un incidente: è la conseguenza diretta della gestione disastrosa delle politiche culturali della giunta comunale di Rieti, incapace di valorizzare il patrimonio storico e artistico della città, di promuovere iniziative stabili e di attrarre turismo qualificato. Mentre molte città italiane investono in iniziative, eventi e poli culturali innovativi, a Rieti si persevera nell’immobilismo: poche manifestazioni sporadiche, nessuna strategia, infrastrutture inesistenti. Il territorio ha storia, bellezza e potenzialità enormi, ma queste restano inutilizzate, lasciate a marcire nell’indifferenza
amministrativa. Basta guardare il bilancio e vedere quanto viene destinato a questo settore.
Una situazione incancrenita che l’ipertrofica e ben remunerata propaganda di palazzo pretenderebbe di risollevare con le briciole che arriveranno da L’Aquila, vera Capitale della Cultura nel prossimo anno. Mentre per il futuro, chissà quanto prossimo, si annunciano strutture faraoniche e avveniristiche, per quel
gioiello che è il Teatro Vespasiano non si riesce a programmare una stagione teatrale degna di questo nome, affidandosi alla riproposizione di sclerotizzate manifestazioni che negli anni non hanno saputo in nessun modo rinnovarsi e risultano totalmente scollegate dal tessuto cittadino, buone solamente per riempire qualche
camera d’albergo o tavolo di ristorante.
In più, l’amministrazione afferma di voler puntare sull’aumento dell’offerta formativa universitaria, ma poi non prevede nulla di culturalmente attrattivo per gli studenti, che non sanno come riempire il proprio tempo libero. Si aprono nuovi pub e fast-food, ma di cibo per la mente neanche l’ombra.
Il risultato è chiaro: Rieti non solo arretra culturalmente, ma perde terreno politico e turistico, mentre altre province crescono e attraggono risorse, visitatori e reputazione. È ora di individuare responsabilità concrete. Questa situazione è sì figlia della miopia che ha contraddistinto per decenni la gestione monocratica delle politiche culturali, ma ristagna adesso in un immobilismo e
pressapochismo mai registrato prima.
Chi è artefice di questi risultati deve prenderne atto e trarne le conseguenze. La città merita più rispetto per la sua storia, più visibilità per le sue bellezze e più coraggio politico per invertire una tendenza che oggi la vede relegata all’ultimo posto in Italia”. Così nella nota Democrazia Sovrana Popolare


