Si ostina, Costini, dall’alto della palafitta ideologica che si è costruito, a fare un caso dell’articolazione oraria del servizio psichiatrico, denunciando come un intollerabile spreco il fatto che tre infermieri, in turno, operino anche di notte.
Il tutto per una spesa aggiuntiva totale annua inferiore a 30.000 euro, che però a conti fatti fa risparmiare alla ASL di Rieti, risorse ben maggiori in termini di minori ricoveri. Mai una parola, Lui che è assessore al Comune di Rieti, sulle spese per consulenze, portaborse, “convenzioni” di centinaia di migliaia di euro a cooperative (vedi S.Michele Arcangelo) sulla cui utilità per i cittadini del capoluogo più tassato di Italia si potrebbe discutere.
Per fare alcuni esempi citiamo:
Gli oltre 800.000 euro annui spesi dal Comune per “chiamate dirette” (articoli 90 e 110, e cioè uffici di staff- postaborse degli assessori e altre chiamate dirette di stretta competenza della politica);
I quasi 100.000 euro annui per una attività di consulenza per gli appalti (ma i dirigenti che ci stanno a fare?);
I quasi 500.000 euro annui per la convenzione con la cooperativa S.Michele Arcangelo (che Lui conosce bene) per la manutenzione di impianti sportivi;
Le spese per “Pubblicità e comunicazione” (pare che solo nel 2010, solo nel settore della Polizia Municipale, siano stati spesi circa 50.000 per pubblicità, tutti con la stessa ditta e , sempre pare, senza alcuna procedura di evidenza pubblica);
Le centinaia e centinaia di migliaia di euro “elargite” per la gestione del contravvenzionale alla ditta Cespol (sempre senza gara) che sempre pare, ha continuato per tutto il 2010 ad emettere fatture a costi vergognosi nei confronti dei cittadini reatini che sono sempre quelli del capoluogo con la tassazione locale più alta d’Italia.
Potremmo continuare a lungo.
Se ritiene Costini, di avere un po di dignità di Amministratore, batta almeno un colpo rispetto a quanto avviene nel Comune dove Lui è assessore (e quindi partecipa alle decisioni), se non altro per acquisire maggiore credibilità quando si ostina a sfogare il suo “furore ideologico” (nascondendolo dietro contestabilissime motivazioni di razionalità della spesa) e fungendo da paravento a ben meno nobili motivazioni (di altri), furore ideologico che evidentemente non ha la possibilità di esercitare in altri ambiti.