Ciao Pepo. Hai lasciato gli scarpini per appendere la tua anima tra le stelle

“Nino, non aver paura di tirare un calcio di rigore” cantava De Gregori, e tu Alfredo, per gli amici Pepo, di paura non ne hai mai avuta. Te ne sei andato facendo ciò che più ti piaceva, giocare al calcio. Uno scatto, un passaggio, poi il buio.

Adesso, a poche ore dalla tua scomparsa, come redazione di Rietinvetrina e Radiomondo, ci permettiamo di pubblicare il tuo volto, il tuo nome. Non lo abbiamo voluto fare ieri sera subito dopo la tragedia per rispetto di te, in primis, e poi della tua famiglia.

Il dolore è pari alla triste sorpresa. Sentire pronunciare il tuo nome, Alfredo Battella, in una circostanza del genere ha lasciato senza fiato,  con le idee confuse e le sensazioni contrastanti.

Morire a 51 anni è una beffa, proprio come perdere una partita all’ultimo minuto. Se poi te ne vai lasciando i tuoi cari, gli amici, i compagni di squadra e i colleghi di lavoro senza nemmeno poterli salutare, beh, l’arrabbiatura è doppia.

Eri colui il quale dava il buongiorno o il buonasera con il sorriso a chi veniva a fare spesa. Eri una forza anche sul lavoro, sempre impegnato a mettere ordine tra le consegne arrivate al supermercato, a scherzare con noi prendendoci affettuosamente in giro. E se oggi ti piangiamo un perché dovrà pur esserci.

La risposta è semplice, immediata, diretta: eri una brava persona, di cuore,  buona, solare. Non sono stucchevoli complimenti, ma la pura e semplice verità. Non mancavi mai di salutare, mai una parola fuori posto. E poi una carezza affettuosa.

Oggi quell’angolo di supermercato, il tuo, è vuoto. Freddo. I tuoi colleghi sono tristi e di parlare non ne hanno voglia. Il lavoro fa da contorno alla malinconia. Oggi hai iniziato un nuovo percorso che non ci allontanerà mai davvero. Se le lacrime dei tuoi amici non dovessero bastare a farlo capire, ci penserà il cielo, oggi più pesante.

Un divertimento, la tua passione di sempre, che si è trasformato in tragedia. I tuoi compagni di squadra che hanno provato a soccorrerti, poi le sirene, la notte, l’Aldilà.

Pepo, come dimenticarti, impensabile. Giovane e forte, ma allo stesso tempo fragile, come i nostri stati d’animo oggi. E l’oggi sarà uguale al domani, con te che corri ancora su un prato pronto a segnare il gol della vittoria.

Il giorno prima scherzavamo, poi ti sei fatto serio. È stata l’ultima volta che ti abbiamo visto, e ripensandoci nemmeno sappiamo da quanto tempo ormai ci conoscevamo. Per noi sei stato e sarai sempre un grande amico.

Il cielo ha chiamato a sè un campione, o come ti chiamavamo noi, un bomber.
Hai fatto centro nel cuore dei tuoi cari, dei tuoi amori più grandi, dei tuoi amici.

Il campo da calcio adesso è vuoto, ci sono solamente le porte e linee bianche. L’arbitro, lassù, ha fischiato la fine del match. Sei rientrato negli spogliatoi senza avvertirci, senza poter tirare il tuo ultimo calcio di rigore.