Sono arrivate le motivazioni inerenti l’archiviazione del caso Beatrice Belcuore, l’allieva carabiniere 25enne prematuramente scomparsa il 22 aprile 2024 nella Scuola Allievi Arma Carabinieri di Firenze. Nel dicembre 2024 i familiari, attraverso il proprio legale, avv. Riziero Angeletti, chiesero ed ottennero l’annullamento dell’archiviazione con contestuale richiesta di riesumazione della salma, fino ad oggi, con l’ufficiale archiviazione del caso, emessa in data 25 giugno. Sul tema Rietinvetrina ha contattato l’avvocato Angeletti, il quale ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“Applico il principio di Calamandrei: mio padre mi diceva che tutte le sentenze vanno rispettate soprattutto quelle sbagliate. Bisogna essere rispettosi della giurisdizione, ma questo non significa condividerle – dichiara l’avv. Angeletti – come in questo caso leggo nell’Ordinanza di Archiviazione che secondo il Giudice avremmo fatto delle richieste esplorative, ma il problema di fondo è che noi non abbiamo fatto richiesta di nuove prove, ma abbiamo fatto eseguire consulenze medico legali, informatiche e psicologiche, dove sono emersi dati oggettivi che non erano stati approfonditi. Abbiamo depositato una consulenza medico-legale la quale afferma che il colpo di entrata della pistola dalle foto prodotte sembra essere sulla parte sinistra della testa e non sulla tempia destra come si presume una persona destrorsa debba avere. Quindi abbiamo offerto al Giudice un elemento oggettivo. Ho un consulente che mi dice che il colpo è entrato a sinistra, dichiaratemi se sia compatibile, e qui non mi si risponde.
Poi il Giudice dice: la ragazza aveva manifestato delle idee particolari, non sopportava più la vita militare, stava moralmente giù, quindi l’evento si sarebbe verificato per questa presunta debolezza psicologica. Abbiamo richiesto consulenza psicologica ed il nostro consulente ha fatto emergere che dalla anamnesi storica sulla Belcuore nulla faceva pensare questo, nulla faceva presagire il raggiungimento di questa gravità, portandola al suicidio. Il terzo elemento: una ragazza dice di non sentirsi bene e che chiede di poter andare in camera. Trascorre un’ora e mezza e poi la ritrovano morta. In quel lasso di tempo nessuno ha verificato dove stesse, o cosa facesse? Magari si sarebbe potuto evitare il suicidio – prosegue l’avvocato Riziero Angeletti – la mattina del suicidio la donna delle pulizia ha sentito la Belcuore litigare con un interlocutore telefonico, ma non per lui, con l’interlocutore si parlava di una terza persona che le aveva provocato una arrabbiatura profonda, importante. La donna delle pulizia ha avuto cura di appuntarsi in un foglio di carta le parole che Beatrice Belcuore stava dicendo. Quindi noi abbiamo detto: Vogliamo vedere chi è questa terza persona? Vogliamo sentire l’interlocutore con il quale parlava al telefono e di chi parlavano insieme? Di questo nessuna menzione. Questi sono solamente alcuni dei punti che volevamo approfondire. Questo tipo di provvedimento non si può appellare neppure al TAR. Il caso si potrebbe riaprire solamente nel caso in cui dovessimo trovare nuove importanti prove. Il suicidio potrebbe anche essere stato istigato, per questo volevamo l’approfondimento di indagine” – conclude a Rietinvetrina l’avvocato Angeletti.