Al San Camillo Forlanini, il programma di diagnosi precoce del tumore polmonare per fumatori over 55 continua a ottenere risultati concreti. Nel primo anno di attività sono state individuate 18 neoplasie, tra cui 13 tumori polmonari, grazie all’impiego della tomografia computerizzata (TC) a basso dosaggio. A quasi un anno dall’avvio del programma di diagnosi precoce del tumore polmonare, l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini fa il punto sui risultati raggiunti fino al 1° novembre 2025, aggiornando i dati già presentati il 9 luglio. Rivolto alla fascia di popolazione più a rischio, i forti fumatori over 55, il progetto ha permesso di identificare neoplasie in fase iniziale in diversi pazienti, consentendo diagnosi tempestive e, in molti casi, trattamenti chirurgici radicali con successo.
In totale sono stati compilati, sul sito online della Azienda San Camillo Forlanini, 2100 questionari, tutti fondati su criteri internazionali di rischio di sviluppare un tumore polmonare in relazione all’età (superiore ai 55 anni) e all’abitudine tabagica dei pazienti (20 sigarette al giorno per 30 anni), dei quali 1220 sono stati ritenuti idonei. Sulle 700 tomografie computerizzate (TC) a basso dosaggio sino ad oggi eseguite, sono stati già individuati 13 tumori polmonari. Ad essi si aggiungono 1 mesotelioma pleurico, 1 tumore della ghiandola timica, 2 tumori al rene e 1 tumore al seno, per un totale di 18 tumori. I risultati sono stati analizzati da un team dedicato. Oltre ai tumori, la TC ha rilevato 20 noduli indeterminati, piccole anomalie che non sempre indicano cancro ma richiedono ulteriori controlli dal board multidisciplinare composto da radiologi, pneumologi, anatomopatologi, chirurghi toracici, oncologi e radioterapisti.
“Il progetto di diagnosi precoce dell’Ospedale San Camillo-Forlanini – sottolinea il prof. Giuseppe Cardillo, direttore della UOC di Chirurgia Toracica – ha ottenuto risultati straordinari in termini di partecipazione, confermando quanto sia sentita nella popolazione l’esigenza di contrastare il tumore polmonare attraverso la diagnosi precoce. Ad oggi sono già stati operati dodici tumori polmonari, tutti con tecnica mininvasiva perlopiù attraverso l’uso di un robot chirurgico. L’esame istologico ha confermato che si trattava di neoplasie in stadi molto precoci, in alcuni casi addirittura “in situ”, una condizione in cui le probabilità di guarigione raggiungono il 100%. Rilevanti anche i risultati del Centro Antitabagico, che ha registrato un tasso di cessazione del fumo di circa il 30%”.
L’importanza della diagnosi precoce
Il tumore del polmone rappresenta una delle principali cause di morte oncologica in Italia, con oltre 44.000 nuove diagnosi e circa 36.000 decessi ogni anno. A livello europeo invece sono circa 376.000 i decessi causati da cancro al polmone. Tuttavia, la mortalità risulta elevata poiché la diagnosi arriva spesso in fase avanzata, quando le opzioni terapeutiche sono limitate e poco efficaci, con un tasso di sopravvivenza ai 5 anni che può essere inferiore al 10%. In occasione del Summit europeo degli esperti sullo screening del cancro al polmone, tenutosi nel luglio 2025 presso l’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma e sostenuto da una sovvenzione incondizionata di Johnson & Johnson, esperti provenienti da tutta Europa hanno presentato prove che dimostrano che la mortalità per cancro al polmone può essere significativamente ridotta in caso di diagnosi precoce e successivo trattamento.
Secondo uno studio condotto da C.R.E.A. Sanità e Università di Roma Tor Vergata, lo screening del tumore polmonare tramite TC a basso dosaggio (LDCT) risulta non solo clinicamente efficace, ma anche economicamente vantaggioso per il sistema sanitario italiano. In un orizzonte di 30 anni, il programma potrebbe prevenire 36.061 decessi, ridurre i costi totali legati al cancro al polmone del 1,8% e totalizzare un guadagno di 0,9 milioni di QALY – unità di misura sanitaria che incrocia gli anni di vita e il coefficiente di qualità della stessa. In totale, l’analisi suggerisce che una diagnosi precoce del cancro al polmone basato sulla LDCT in Italia porterebbe a un miglioramento di 9,2 anni nella sopravvivenza media dei pazienti – a livello globale – diagnosticati tramite screening piuttosto che tramite sintomi.














