E’ stata una delle figure storiche dell’avvocatura sabina, quella che ha segnato momenti importanti nella vita del tribunale, in cui ha interpretato diversi ruoli, da vice pretore e vice procuratore onorario, a giudice componente del collegio penale tra il 1970 e il 1985 quando c’era una grave carenza di magistrati con due soli togati in servizio (e un pubblico ministero che cambiava continuamente) , insufficienti a fare fronte a tutte le necessità. Toccava così a Enrico Dell’Uomo D’Arme, scomparso a 91 anni, farsi carico, insieme al collega Vincenzo Martorana, di colmare i buchi in organico e garantire il regolare svolgimento dei processi, impegno portato avanti soprattutto durante i dibattimenti presieduti da Lilio Baratti e Marcello Chiattelli, altre figure che hanno contribuito a scrivere pagine significative a piazza Bachelet. Ricorda Martorana:
“In quegli anni di grandi difficoltà eravamo considerati indispensabili per coprire i posti vuoti, altrimenti i dibattimenti non si sarebbero potuti celebrare, ma questo ci ha consentito di vivere un’esperienza importante e ci ha aiutato a formarci nella professione”. Amico di una vita nonché compagno di studi, lo ricorda Antonio Belloni, a lungo presidente del Consiglio dell’ordine: “Ha saputo ben svolgere il suo ruolo, dimostrando di essere professionalmente preparato e molto scrupoloso”. Dell’Uomo D’Arme era approdato alla professione dopo aver svolto la pratica nel 1962 nello studio legale di Mariano Trinchi, per poi concludere la sua attività professionale al tribunale de L’Aquila come giudice onorario, assegnato alla sezione stralcio con il compito di smaltire l’arretrato, incarico ricoperto fino ai primi anni 2000 e condotto con ottimi risultati. Da tempo l’avvocato si era ritirato dalla vita pubblica, avrebbe compiuto 92 anni il prossimo novembre.