“Altro che entusiasmo come incredibilmente da più parti si sta manifestando. La possibile proroga di un solo anno della sospensione del vincolo di esclusività per le professioni sanitarie non è certo la risposta che il personale del comparto attende da tempo” – a dirlo con chiarezza è Marco Ceccarelli, Segretario del COINA – la prospettiva una misura debole, insufficiente e lontana anni luce dalle promesse iniziali. Si parla ancora di proroga, ancora per un anno, ancora con vincoli enormi. E questo dovrebbe bastare a quelle professioni assistenziali che tengono, in primis infermieri e ostetriche, che tengono in piedi il Servizio sanitario nazionale? Assolutamente no” – dichiara Ceccarelli.
Una proroga che non cambia la vita a nessuno
Il Ministro ha spiegato che i dati raccolti sono parziali e incompleti. Il risultato? Un rinvio che rischia di essere solo amministrativo, non strutturale. La verità è che con regole così rigide gli infermieri e le altre professioni interessate non hanno potuto fin qui utilizzare davvero lo strumento: le autorizzazioni rilasciate in questi mesi sono pochissime, concentrate in poche realtà e numericamente irrilevanti. Una proroga con gli stessi limiti non produce alcun beneficio. Serve il passo successivo: la stabilizzazione.
La promessa mancata
Il COINA ricorda ciò che era stato annunciato: lo sblocco definitivo del vincolo di esclusività, al pari di quanto già previsto per la dirigenza medica. “Che fine ha fatto quella promessa? – chiede Ceccarelli. Volete che pubblichiamo le dichiarazioni in pompa magna di Schillaci di qualche mese? Addirittura ci risulta di un articolo, in manovra, che doveva contenere la prospettiva di una sperimentazione della libera professione per gli infermieri in via definitiva. E’ stato abolito sul nascere. Si era parlato di scelta strategica per valorizzare gli infermieri e le professioni dell’area non medica. Oggi, invece, torniamo a parlare di anno per anno (la scadenza attuale è il 31/12/2025), senza respiro e senza visione”.
Perché lo sblocco definitivo serve al Paese
Il COINA non parla per slogan: ci sono motivi concreti, urgenti e misurabili.
• Sul piano economico
Infermieri, ostetriche e professioni sanitarie italiane hanno retribuzioni tra le più basse d’Europa. Con la libera professione stabile potrebbero integrare stipendi ormai fuori scala rispetto al costo della vita.
• Sul piano organizzativo
La sanità territoriale, le Rsa e i servizi domiciliari sono in sofferenza cronica.
Permettere ai professionisti del SSN di operare anche fuori orario in modo ordinato e regolato significa rafforzare subito le zone più deboli del sistema.
• Sul piano strategico – PNRR
Il Paese ha bisogno di almeno 50.000 infermieri di famiglia e comunità per far funzionare davvero Case e Ospedali di Comunità.
Professionisti già formati esistono: sono negli ospedali.
Metterli in condizione di lavorare anche sul territorio è l’unico modo realistico per non far fallire la Missione 6.
Non un privilegio: un investimento
Il COINA ribadisce che la richiesta non riguarda privilegi né scorciatoie, ma equità professionale e buon senso organizzativo. Un sistema che consente la libera professione ai medici, ma non agli altri professionisti che garantiscono assistenza 24 ore su 24, è un sistema monco.
L’appello finale
Il COINA chiede al Ministro Schillaci un atto di coerenza e coraggio: portare a compimento la riforma, superando definitivamente il vincolo di esclusività per infermieri, ostetriche e professioni sanitarie previste ex legge 43/2006. “È tempo di scegliere. La sanità italiana non ha bisogno di proroghe, ma di decisioni strutturali. Noi siamo pronti a sostenere questa battaglia fino in fondo come abbiamo sempre fatto”, conclude Ceccarelli.
Così nella nota il COINA, sindacato delle Professioni Sanitarie




