Si è svolto il 22 settembre in Regione Lazio il tavolo tecnico fortemente voluto da Coldiretti Lazio per affrontare l’emergenza senza precedenti che sta colpendo il settore corilicolo nella Tuscia. Un comparto che oggi supera i 120 milioni di euro di fatturato, con una coltivazione che nel Lazio, seconda regione italiana per produzione, interessa circa 27 mila ettari e garantisce oltre 45 mila tonnellate annue di nocciole. Al presiedere il tavolo, Giulio Menegali Zelli Iacobuzi, che guida la Commissione Agricoltura e ambiente. “Abbiamo apprezzato il lavoro fatto fin qui dalla Regione e la rapidità con cui ha raccolto il nostro appello attivando il tavolo tecnico – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – e riconosciamo l’attenzione dimostrata verso un settore che vive una crisi drammatica. Ma ora servono misure immediate a sostegno delle imprese agricole: sgravi contributivi, moratoria sui mutui e liquidità per dare respiro a chi oggi non ha più reddito. Il Tavolo tecnico è un primo segnale positivo, ma serve un passo ulteriore: la dichiarazione di calamità naturale nazionale, necessaria per attivare i fondi straordinari e assicurare un immediato sostegno alle aziende agricole colpite”.
Al tavolo erano presenti anche professori universitari che hanno messo a disposizione le proprie competenze per avviare studi scientifici sulle cause della cascola che ha compromesso i raccolti di quest’anno. “Siamo favorevoli agli studi – sottolinea il direttore di Coldiretti Lazio, Carlo Picchi – ma i tempi della ricerca rischiano di essere troppo lunghi. Non possiamo aspettare: gli agricoltori hanno bisogno subito di risposte concrete per sopravvivere a questa emergenza”.
Le difficoltà non sono nuove. Il comparto è in sofferenza da anni: dalle gelate del 2021, alla siccità del 2022, fino ai fortissimi attacchi di cimice asiatica del 2023, che hanno compromesso la qualità del prodotto. Il 2024 ha aggravato ulteriormente la situazione con una combinazione devastante di caldo estremo, piogge abbondanti e continui attacchi di parassiti. Le punture della cimice hanno provocato la formazione di fori nei frutti, favorendo lo sviluppo di funghi e marciumi che hanno reso invendibile gran parte del raccolto. “Quello che stiamo registrando nei noccioleti della Tuscia è una crisi senza precedenti – aggiunge Granieri – con perdite superiori al 70% e punte del 100% nelle aziende biologiche. Non possiamo permetterci un altro anno senza reddito: sarebbe il quarto consecutivo e molte imprese rischiano di non rialzarsi più”.