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martedì 9 Settembre 2025
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La Cattedrale di Rieti apre l’anno giubilare degli otto secoli con i primi Vespri

La Cattedrale di Santa Maria a Rieti ha accolto questa sera l’apertura del Giubileo per gli ottocento anni dalla dedicazione, avvenuta il 9 settembre 1225 per mano di papa Onorio III. La celebrazione dei primi vespri, presieduta dal vescovo Vito Piccinonna, ha segnato l’inizio di un intero anno che accompagnerà la comunità diocesana fino al 9 settembre 2026. La chiesa madre, tornata a risplendere dopo i lavori di restauro resi necessari dal sisma del 2016, era gremita di fedeli. Il Coro diocesano ha dato forza alla preghiera con esecuzioni molto coinvolgenti, che hanno sottolineato la solennità del rito, animato dai testi e dai canti del libretto liturgico predisposto per l’occasione. Nel suo intervento, il vescovo Vito ha voluto subito richiamare il senso profondo del cammino appena iniziato: “Stasera con questo Vespro entriamo insieme, come Chiesa diocesana, nell’anno centenario della nostra Casa: questa meravigliosa Basilica Cattedrale. Iniziamo così un intero anno pastorale che ci vedrà riuniti anche nei prossimi giorni”.

Dalla Parola di Dio il presule ha tratto l’orientamento per la comunità: “Se non è il Signore a costruire la casa invano vi faticano i costruttori. Ogni fatica è vana senza di Lui”. E ha sottolineato la vocazione comune: “Né stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi, familiari di Dio per divenire anche noi casa di Dio». Il pensiero si è quindi rivolto alla Madonna del Popolo, venerata in Cattedrale. “Abbiamo bisogno della Madre, immagine e modello della Chiesa». Come la luna così Maria e così la Chiesa non splendono di luce propria ma riflessa, “il loro unico riferimento è Cristo”. Ripercorrendo il racconto evangelico delle Nozze di Cana, che sarà poi al centro dell’Assemblea diocesana a Contigliano, dei giorni 10 e 11 settembre, don Vito ha notato che «Pure nei momenti più lieti può accadere che venga a mancare il vino della gioia e della festa. Quante volte forse l’abbiamo sperimentato pure noi: una delusione, gli anni che avanzano, la fine di un amore, lo scioglimento di un legame, la perdita di una persona cara, il fallimento di un sogno…”. È a questo punto che si fa avanti la concretezza di tre gesti di Maria: «La Madre si accorge. È la prima a farlo. Infatti si accorge prima chi ama di più». Poi “La Madre intercede. Va da Gesù, porta a Gesù la preoccupazione di quella situazione, ciò che sembra insperabile. La Madre organizza la Speranza. Dinamicamente fiduciosa va dai servi e senza remore dice: Qualunque cosa vi dica, fatela”.

Sono atteggiamenti che la Chiesa è chiamata a fare propri: «Gesù stesso invita i servi a riempire d’acqua le giare ormai vuote e insignificanti». Non basta lamentarsi di ciò che manca. Occorre coinvolgersi. Quell’acqua è la personale e collettiva quota di responsabilità di ciascuno: “Quanti ‘miracoli’ non accadono perché facciamo mancare questa nostra adesione! Ma fidandoci e solo fidandoci ecco il vino migliore, che sopravanza per tutti”. In questa dinamica “La Madre sembra sparita. Come chi ama, come chi gode per il bene dei figli: le basta che siano felici, non reclama i diritti d’autore. Immagine bellissima della Chiesa: la Madre desidera innamorarci del Figlio con legame sponsale. Qui è tutta la sua gioia. Non cerca altro”.

Guardando al tempo che si apre, mons. Piccinonna ha indicato una via precisa: “Mentre entriamo nell’anno centenario chiediamo al buon Dio un cuore di Madre per essere una Chiesa Madre che sa chinarsi sulle speranze, sulle fatiche e sulle stanchezze dei suoi figli”. È un appello che chiama alla responsabilità degli adulti e delle famiglie: “Chiedo di essere più responsabilmente presenti nella vita della Chiesa, per aiutarla a stare nella storia, al banchetto della vita perché non manchi la gioia vera a questo tempo drammatico e triste”.

L’invito finale è stato chiaro: “In questa Chiesa Cattedrale, a tutti noi molto cara, rinnoviamo, in maniera più convinta e filiale, la scelta di non rimanere alla finestra o seduti. Non siamo ospiti né stranieri. Viviamo la familiarità di Dio avendo come esempio e capofila la Madre”.

La celebrazione di apertura segna dunque l’avvio di un anno giubilare che offrirà alla città un’occasione di rinnovata attenzione alla Cattedrale, centro spirituale e civile, luogo di arte e di storia. Al termine della liturgia, il vescovo Vito si è rivolto a tutta l’assemblea con parole di gratitudine e di incoraggiamento. Ha ringraziato le autorità, i sacerdoti e i diaconi, le religiose e i religiosi, e l’intero popolo di Dio. Un pensiero speciale è stato rivolto a quanti hanno lavorato con generosità nei mesi scorsi per rendere possibile la riapertura della Cattedrale, dai tecnici e professionisti ai tanti volontari che con il loro impegno silenzioso hanno contribuito alla preparazione della festa e alla cura dei dettagli della liturgia. Non è mancato un ricordo per coloro che hanno seguito i vespri attraverso i mezzi di comunicazione, partecipando a distanza.

«Con questo vespro abbiamo ufficialmente aperto l’anno giubilare della nostra Cattedrale», ha ribadito il vescovo per poi dare un annuncio atteso: «Accogliamo con gioia la disposizione della Penitenzieria apostolica che, vista la ricorrenza e la richiesta fatta, ci concede che da oggi fino al 9 settembre del prossimo anno la Cattedrale sia luogo giubilare e si possa così ricevere l’indulgenza plenaria secondo le note condizioni».

Un invito, dunque, a vivere con partecipazione il cammino che si apre: non solo un calendario di appuntamenti liturgici e culturali, ma un percorso di fede che coinvolge l’intera comunità diocesana. «Ci diamo appuntamento a domani per la solenne concelebrazione alle ore 18» ha concluso il vescovo, rilanciando l’esortazione a prendere parte in modo pieno a questo anno speciale. A presiedere sarà il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, alla presenza dei vescovi del Lazio e delle autorità.

“Mi permetto anche di rilanciare l’invito a partecipare all’Assemblea diocesana, mercoledì e giovedì a Contigliano alle ore 18:30 – ha aggiunto don Vito – soprattutto per gli operatori pastorali, ma aperta a tutti, Sono semi di grazia con cui vogliamo benedire e far bene alla nostra chiesa. Non rimaniamo ai margini. Con tutto noi stessi adoperiamoci perché cresca il clima di comunione e lo spirito missionario”.

Nei prossimi mesi si susseguiranno eventi culturali: una mostra all’Archivio di Stato sui restauri del Novecento con visite guidate degli studenti del Liceo classico, le giornate del Fai dedicate alla Cattedrale, concerti con il repertorio musicale dell’archivio capitolare curato dal maestro Angelo Fusacchia, la pubblicazione degli atti del convegno promosso dal ministero della Cultura e nuovi studi storici e artistici. In dicembre, in coincidenza con la festa della patrona santa Barbara, saranno presentati i restauri definitivi della chiesa madre, consolidata dopo il terremoto. Tanti segni che confermano la vitalità di una Cattedrale che non è solo memoria di otto secoli, ma anche presenza viva per la comunità. Il cammino è appena iniziato. Domani l’Eucaristia con il cardinale Parolin allargherà l’orizzonte di questa festa, amplificando la dimensione ecclesiale e civile di un anniversario che coinvolge l’intera città e la sua Chiesa.

Così nella nota la Chiesa di Rieti

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