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sabato 23 Agosto 2025
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Tito Cheli: “Propositi dimenticati”

“Nel 1959, con la donazione di questa scultura alle Nazioni Unite, l’Unione Sovietica (Segretario Generale del Partito Comunista e Presidente del Soviet Supremo, Nikita Krusciov) rappresentò al mondo il proprio desiderio di contribuire alla realizzazione della pace universale attraverso la cooperazione internazionale. La scultura in bronzo “un uomo muscoloso, modellato dal lottatore olimpico Boris Gurevich, che tiene in una mano un martello e, nell’altra, una spada che sta conficcando in una lama d’aratro, usata per tagliare i solchi per piantare le colture”, esprime il desiderio dell’uomo di cancellare la guerra e trasformare i mezzi di distruzione in strumenti di pace per facilitarne il cammino verso il benessere.

La statua è di Evgeniy Vuchetich, scultore sovietico di origine russa, francese e serba che visse la maggior parte della sua vita in Russia. L’opera in bronzo è collocata nei giardini del Palazzo di Vetro. L’immagine è tratta dalla Bibbia ebraica (Isaia 2:4) in cui il profeta proclama che “nei giorni avvenire”, persone di tutte le nazioni “faranno delle loro spade vomeri e delle loro lance falci; nazione non alzerà la spada contro nazione; né impareranno più la guerra”, nel regno di Dio, invece di essere disseminata di sangue umano e cadaveri, come sta accadendo oggi, la terra sarà coltivata e produrrà buon cibo.

Un testo relativo alla sacra scrittura che è anche la base dello spiritual afro-americano “Down by the Riverside” (Giù presso il fiume: “deporrò la mia spada ed il mio scudo giù sulla riva del fiume, non studierò più la guerra”). La scultura fu donata il 4 dicembre 1959 al segretario generale dell’ONU, Dag Hammarskjold, da una delegazione sovietica guidata da Vassily V. Kuznetsov, primo vice ministro degli esteri dell’URSS.

La statua dell’uomo muscoloso che sta conficcando la spada in una lama d’aratro è sempre lì, nei giardini del Palazzo di Vetro a testimoniare il perenne desiderio dell’uomo per l’affermazione dei valori essenziali della vita, non certamente quelli rappresentati dall’aggressione della Russia all’Ucraina. l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 contro lo Stato di Israele e la insostenibile crisi umanitaria a Gaza.

La superbia e l’arroganza che dominano i nostri giorni hanno decisamente annullato quelmessaggio ispiratore che, alla fine della seconda guerra mondiale sollecitò l’Unione Sovietica a donare l’opera dello scultore sovietico all’ONU, l’organismo più rappresentativo al mondo per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le grandi conquiste dei nostri l tempi che hanno visto l’uomo mettere piede sulla Luna ed ancora programmare viaggi “andata-ritorno” nello spazio, con il l possibile raggiungimento di altri pianeti, non devono permetterci di essere inerti spettatori davanti a tragedie umane dove persone in lotta per ricevere cibo ed assistenza, vengono barbaramente uccise : dove sono la sensibilità, l’amore dell’uomo per i suoi fratelli, l’affermazione della giustizia, il raggiungimento della pace e del benessere? Temi che meritano una profonda meditazione, un incoraggiamento per spingerci a riconsiderare quel desiderio di pace e di fratellanza espresso dal mondo il 25 aprile 1945, con la Fondazione dell’ONU, l’organizzazione internazionale per la protezione dei diritti umani, la fornitura di aiuti umanitari, la promozione e lo sviluppo sostenibile, oltre che il rispetto del diritto internazionale.

All’inizio furono 51 gli Stati Membri che vi aderirono, oggi su l 205 ne sono 195, con Palestina e Santa Sede come “osservatori permanenti”. Alla luce delle tragedie di questi giorni, perché non riproporre il Salmo d’Isaia, “rappresentato” dalla statua dell’uomo muscoloso conservata nei giardini del Palazzo di Vetro per sollecitare la sensibilità religiosa dell’umanità : un messaggio rivolto soprattutto ai giovani per sollecitare la loro attenzione e il loro impegno perché la Pace torni in ogni angolo del mondo e perché, finalmente, “nessuno si eserciti più nell’arte della guerra”. Tito Alessio Romano Cheli