Di seguito la nota che l’avv. Mario Cicchetti ha inviato alla redazione di Rietinvetrina a seguito della Sua risposta alla Farnesina in virtù della scarcerazione dell’ing. Maurizio Cocco: “In relazione alle notizie apparse sulla stampa, presumibilmente ricavate da comunicati rilasciati dall’Ambasciata Italiana, dal consolato in Costa d’Avorio o dalla Farnesina, che vorrebbero accreditare la versione che particolari attenzioni sono state riservate da queste all’ingegnere italiano Maurizio Cocco durante i tre anni di dura prigionia cui è stato ingiustamente costretto, si precisa che:
Almeno da quando ho ricevuto mandato di assisterlo (marzo 2025) – commenta l’avvocato Mario Cicchetti – nessuna attività, né straordinaria né ordinaria, è stata compiuta, nonostante le reiterate istanze formulate da questa difesa. E malgrado le disperate condizioni di salute (oltre che carcerarie) in cui l’Ingegnere versava, puntualmente, denunciate. È stato, ripetutamente, richiesto l’intervento del Governo e di tutte le forze di opposizione, senza alcun esito. Nessun intervento ufficiale o di moral suasion è stato compiuto per sensibilizzare gli omologhi ivoriani.
Assordante il silenzio che si è creato intorno al caso del connazionale sul quale (dopo aver ottenuto l’archiviazione per il reato più grave che gli veniva contestato -narcotraffico-) pende una sola condanna per un reato bagatellare, attualmente in attesa della sentenza di appello, che siamo sinceramente convinti di poter ribaltare, addivenendo ad una piena assoluzione. Mentre in altri casi (vedi a titolo meramente esemplificativo il caso di Chico Forti) ove si era, perfino, addivenuti ad una condanna definitiva per omicidio, il Governo e l’intera platea parlamentare si sono mobilitati per mesi. Forse solo perché costretti dall’intervento di una nota trasmissione televisiva. Reiteratamente questa difesa ha avanzato alla Farnesina, all’Ambasciata e al Consolato istanza volta a conoscere le attività da questi, negli anni, poste in essere a salvaguardia degli interessi e dei diritti minimi e irrinunciabili del connazionale. Mai un riscontro è pervenuto sul punto. Neanche informalmente. La famiglia, invano, ha atteso anche una semplice telefonata della premier che, sempre per altri connazionali all’estero, è prontamente intervenuta al solo fine di manifestare la vicinanza dello Stato. Nulla anche dal ministro degli Esteri.
Per tutto ciò, non si può accettare che qualcuno oggi, dopo un duro lavoro protrattosi per mesi nel corso dei quali, anche grazie al contributo dei Colleghi ivoriani, l’iniziale cauzione richiesta di 1 milione e mezzo di euro è stata ridotta di 10 volte, possa sostenere di aver prestato assistenza ai familiari, di aver compiuto visite periodiche all’ingegner Cocco (ne sono state fatte tre in tre anni) – prosegue nella nota Cicchetti – di aver diligentemente presenziato alle udienze in qualità di osservatori (troppo spesso, il consolato e l’ambasciata ricevevano notizie solo per il tramite di chi era fisicamente presente alle udienze e non perché avesse presenziato attraverso il suo personale), di aver sensibilizzato le Autorità locali a partire dalle condizioni di detenzione (rimaste invariate e sulle quali è inutile che mi dilunghi in considerazione di quanto, da anni, fatto emergere dalla stampa francese), di aver sollecitato controlli medici (che, quando insistentemente richiesti da questa difesa, sono stati respinti dietro la “comprensibile” ragione di mancanza di requisiti e, comunque, di fondi a disposizione).
Una cosa, si, risponde al vero: la cauzione è stata pagata per il tramite della locale Ambasciata. Perché questa difesa aveva richiesto il suo diretto coinvolgimento per la trasparenza che era dovuta a tutti coloro i quali hanno, con piccoli o grandi aiuti, contribuito a raccogliere l’importo richiesto dal Tribunale Ivoriano per consentire all’ingegner Cocco, colto da malaria, colera ed ictus e curato con le catene legate ai piedi del letto, di rivedere la luce. E’ questa la pura verità che deve essere restituita ai nostri concittadini e alla storia. E’ giusto che i cittadini vengano resi edotti di quanto i loro rappresentanti pongono in essere in virtù del mandato loro conferito e che nessuno, come alcuni desidererebbero, abbia timore di denunciarlo” – conclude nella nota l’avvocato Mario Cicchetti.
DI SEGUITO IL COMUNICATO STAMPA DELLA FARNESINA
“Rientra in Italia dopo oltre tre anni Maurizio Cocco, l’ingegnere edile di Fiuggi arrestato in Costa d’Avorio del giugno 2022 e poi condannato a 24 mesi per frode fiscale e associazione a delinquere. L’ambasciata italiana ha infatti depositato l’ammontare della cauzione pagata dalla famiglia. Il 62enne Cocco, trasferitosi in Africa per lavorare con la sua impresa di costruzioni, era stato arrestato insieme ad altri cittadini occidentali per una presunta frode fiscale, nell’ambito di un’inchiesta delle autorità locali su un giro di narcotraffico e riciclaggio. Il connazionale si è sempre proclamato innocente, assicurando di non avere nulla a che spartire con i trafficanti di droga e i riciclatori di denaro sporco e di avere lasciato la sua Fiuggi per fare un «lavoro onesto».
Tuttavia, nel maggio del 2024, è arrivata la condanna a 2 anni di reclusione, pari al periodo già trascorso in detenzione. Quando la ritrovata libertà sembrava ad un passo, a pochi giorni dalla prevista scarcerazione all’ultimo momento tutto è saltato: l’ingegnere è stato trattenuto in carcere nell’ambito di una ulteriore indagine, su istanza del giudice istruttore, che ha rinnovato il regime di detenzione preventiva. A quel punto uno dei legali ivoriani ha presentato una domanda di scarcerazione immediata al tribunale, denunciando una detenzione «illegale e anticostituzionale», mentre la moglie Assunta esprimeva preoccupazione per le condizioni di salute di Cocco, arrivato a pesare «40 chili» dietro le sbarre.
Di arresto «illegale» ha parlato anche Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia della circoscrizione estera. Una prima svolta è arrivata sei mesi dopo il rinnovo della carcerazione preventiva: a dicembre del 2024, dopo le interlocuzioni con la magistratura ivoriana avviate dagli avvocati di Cocco, un giudice ha disposto una sensibile riduzione della cifra fissata per la libertà su cauzione. Cauzione che adesso la famiglia è riuscita a pagare. Il caso è stato seguito sin dall’inizio dalla Farnesina, con l’ambasciata italiana ad Abidjan che ha prestato assistenza a Cocco e ai suoi familiari, effettuando periodiche visite consolari presso il penitenziario della capitale ivoriana, presenziando alle udienze in qualità di osservatore e sensibilizzando opportunamente le autorità locali, a partire dalle condizioni di detenzione. Specialmente quando, lo scorso gennaio, l’ingegnere italiano aveva avuto bisogno di essere sottoposto ad ripetuti controlli medici. E dopo la formalizzazione del pagamento della cauzione da parte della famiglia, l’ambasciata ha depositato il denaro alla cancelleria del tribunale, agevolando la scarcerazione”.