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martedì 16 Settembre 2025
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IL PIATTO PIANGE SUL TAVOLO DELLE PRO LOCO

La sopravvivenza delle pro loco, votate alla promozione turistica del territorio, è assicurata dal volontariato e dagli incassi delle tanto vituperate sagre paesane, in compenso sempre molto amate dalla gente.

La Regione Lazio, in teoria molto presente su questo tema con un apposito bando annuale che finanzia le manifestazioni legate alle tradizioni storiche, artistiche, religiose e popolari (come stabilito dall’art. 31 della legge regionale 26/2007) proposte da pro loco e comuni, in realtà ha lasciato lettera morta le promesse messe nero su bianco nel 2012 con tanto di graduatoria ufficiale.

Così, confidando su un atto ufficiale della giunta regionale – allora c’era la Polverini presidente e Zappalà assessore al turismo, ma Zingaretti la delega al turismo pare averla dimenticata – centinaia di proloco e amministrazioni comunali si sono esposte, indebitandosi con i fornitori, oppure hanno lasciato i pagamenti in sospeso in attesa di ulteriori comunicazioni che pare non arrivino mai.

Arrivati a metà 2013, i fondi del 2012 non si vedono, ma anche la graduatoria dell’anno in corso pare in eterna gestazione. Per questo motivo il presidente dell’Unpli (Unione delle pro loco d’Italia) ha scritto una lettera al presidente Zingaretti, chiedendo chiarimenti urgenti su una situazione che rischia di mettere sul lastrico intere organizzazioni delle nostre comunità.

Per fare qualche esempio, la pro loco di Poggio Mirteto è ancora in attesa dei 6mila euro stanziati per il Carnevalone poggiano dell’anno scorso, come quella di Roccantica per la XII edizione del “Medioevo in festa” o i loro colleghi di Leonessa per la sagra della patata del 2012. Ma se le pro loco piangono, i comuni non ridono. Prendiamo il caso di Casperia: 6mila euro deliberati dalla Regione Lazio a settembre 2012 per una festa, “Castrum Asprae”, fatta a giugno dell’anno scorso; ora un’altra edizione della festa è già passata ma dei crediti vantati nemmeno l’ombra.

Morale della favola? Fornitori non pagati, qualità scadente, ritorno turistico a rischio, delusione e scoramento da parte di chi mette a disposizione tutto se stesso per promuovere l’immagine del Lazio.

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