Rapporto sull’impatto demografico del Covid-19 nel Lazio – I dati Istat

L’Istituto nazionale di Statistica (Istat) ha pubblicato i dati dei decessi totali da gennaio a ottobre 2020 in Italia, distinti per regioni, province e comuni e per le fasce d’età più a rischio. Dati che ci consentono una prima valutazione dell’impatto della pandemia da Covid-19 nei nostri territori e tra i nostri cittadini: se il numero di decessi complessivi fosse significativo (e lo è), avremmo una dimensione della pericolosità del contagio.

Purtroppo, i numeri ci raccontano che in Italia tra i primi dieci mesi del 2020 e la media dei primi dieci mesi del quinquennio 20015-2019 si è verificato un incremento di oltre 50mila decessi, con un’impennata del 10% circa, nonostante i lockdown abbiano comportato un sensibile calo delle tipologie di eventi fatali non correlate alla pandemia. Questo dato ci conferma che il Covid-19 costituisce un effettivo rischio per la popolazione. In questa triste classifica, il Lazio spicca come eccellenza con un bassissimo incremento dei decessi da gennaio a ottobre 2020 rispetto ai cinque anni precedenti.

L’Istituto nazionale di Statistica (Istat) ha pubblicato i dati dei decessi totali da gennaio a ottobre 2020 in Italia, distinti per regioni, province e comuni e per le fasce d’età più a rischio. A livello provinciale, questi dati vedono la provincia di Bergamo con il triste primato di eventi fatali, avendo nel solo mese di marzo 2020 sestuplicato il numero di decessi (+ 575%) rispetto al quinquennio precedente.

Nel Lazio, solo la provincia di Latina (+5%) registra un numero di decessi totali nei primi dieci mesi del 2020 superiore al quinquennio 2015-19, Roma e Frosinone sono praticamente stazionarie (variazione inferiore al +1%), Viterbo (-2%) e Rieti (-3%) sono state addirittura in calo.

Nel caso di Latina, l’incremento dei decessi è stato determinato da alcuni focolai specifici, ma in generale la Regione Lazio ha retto più che bene. Questa dinamica negativa o nulla nel numero totale di decessi nei primi 10 mesi del 2020 è osservabile anche in altre 21 province italiane: L’Aquila, Caltanissetta, Salerno, Catanzaro, Messina, Benevento, Siena, Catania, Agrigento, Udine, Perugia, Campobasso, Matera, Trapani, Gorizia, Chieti, Ascoli Piceno, Potenza, Reggio Calabria, Frosinone, Terni, Isernia.

E sono una quindicina le province dove l’incremento dei decessi si è limitato al 2-3%. Questo spiega la credulità verso alcune notizie infondate che hanno alimentato dubbi tra la popolazione, ritenendo – erroneamente – che il rischio fosse infondato, sopravvalutato, limitato non avendo modo di percepire il ‘pericolo’ nel proprio circondario.

Viceversa, il fatto che l’impatto letale della pandemia si sia fatto poco sentire proprio in province prevalentemente montane o insulari dimostra che il Covid-19 agisce e si diffonde come una qualsiasi epidemia: senza lockdown avrebbero raggiunto anche loro le percentuali lombarde. Lo conferma il lento andamento in crescita ad ottobre, dopo il parziale stop estivo del lockdown e la ripresa di diverse attività sociali. Roma è unica metropoli a non registrare numeri sopra la media nazionale in termini di variazione dei decessi totali nel 2020.

Probabilmente, hanno avuto un certo peso la diffusa presenza di siti ospedalieri/di sale di rianimazione e il distanziamento sociale ‘naturale’ della città, grazie alla bassa demografia urbana, alla residenza autonoma di molti anziani e all’abitudine diffusa a non usare i mezzi pubblici, ma anche grazie alla possibilità di destinare a smart working le amministrazioni che erano già dotate di piattaforme digitali.

L’Istituto nazionale di Statistica (Istat) ha pubblicato anche i dati dei decessi totali da gennaio a ottobre 2020 in Italia, distinti comuni e per le fasce d’età più a rischio, dai 65 anni a salire. Dati inequivocabili, se i dati comunali aggregati della Regione Lazio mostrano un sensibile calo dei decessi tra chi ha meno di 65 anni (- 6,9%) e un analogo incremento (+7,4%) tra chi chi ha più di 85 anni.

Dati che – comunque – vanno letti ricordando che questi numeri favorevoli agli under 65 e abbastanza contenuti per gli over 65 sono il frutto di tre fattori:

1. la pandemia ha portato una maggiore e più diffusa attenzione delle persone alla propria salute come alle regole di igiene e protezione negli ambienti pubblici;

2. il lockdown ha ridotto notevolmente la possibilità di comportamenti a rischio per se o altri, come la guida pericolosa, l’abuso di sostanze, le aggressioni eccetera;

3. l’incremento esponenziale dei servizi offerti dalla Amministrazione Digitale e le esigenze di raccolta, affidabilità e protezione dei dati vanno a comportare una progressiva razionalizzazione anche dei Servizi Sociosanitari.

Cittadinanzattiva Lazio Onlus