Telefono Azzurro da 24 anni si prende cura dei bambini e gli adolescenti che vivono situazioni di disagio e sofferenza, tutelandoli da ogni forma di abuso e maltrattamento che può comprometterne lo sviluppo.
Solo negli ultimi 11 anni (2000-2010) Telefono Azzurro ha risposto a oltre 3 milioni di chiamate, cambiando la vita di 43.717 bambini e adolescenti: ciò significa 4000 casi all’anno e 330 al mese.
Considerando la popolazione minorenne (0-18) media di questi undici anni, 1 bambino su 250 è stato aiutato da Telefono Azzurro e un bambino su tre era coinvolto in situazioni di trascuratezza, maltrattamento fisico, abuso sessuale e psicologico.
Dodici domande, una al mese, caratterizzeranno l’attività dell’Associazione. Una sorta di puzzle sulla cultura dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, che si comporrà in via definitiva fra un anno in occasione del 25°compleanno dell’associazione.
Alla luce dei cambiamenti sociali e tecnologici degli ultimi anni, come dovrebbe essere ripensata la scuola?
In che modo si può favorire una migliore integrazione dei bambini e delle famiglie straniere nella nostra società?
Come è possibile valorizzare le potenzialità di Internet e proteggere i bambini e gli adolescenti dai suoi rischi?
In che modo è possibile far sì che la carta di Treviso, la normativa vigente e i codici di autoregolamentazione in materia di media e minori siano rispettati e non siano oggetto di palesi violazioni in nome di obiettivi di vendita e “di share"?
Come è possibile secondo lei migliorare la gestione dei casi di scomparsa?
In che modo si può ridurre l’abuso di sostanze nei giovani?
Come si può contrastare in modo efficace il fenomeno della pedofilia?
Come è possibile secondo lei contrastare il lavoro minorile?
Come aiutare i bambini che devono essere allontanati dalla propria famiglia, impedendo che rimangano per anni all’interno di una comunità?
Quali funzioni dovrebbe svolgere il Garante nazionale?
Quale ruolo deve avere il non profit nel nostro paese e quale rapporto deve legare Ente pubblico e privato sociale?
“La sfida chi si vuole lanciare oggi – sostiene il prof. Caffo – è quella di rispondere concretamente ai bisogni dei bambini, degli adolescenti e delle loro famiglie. Si tratta di risposte che non possono essere demandate a singoli ma che necessitano dell’impegno congiunto di istituzioni, enti locali, terzo settore, scuole, famiglie e comunità”.
Sono assoluta priorità la promozione delle competenze genitoriali e il sostegno alla genitorialità, lo sviluppo di un nuovo progetto educativo nelle scuole, l’integrazione dei bambini stranieri, la prevenzione della trascuratezza e dell’abuso che in bambini molto piccoli possono avere esiti fatali.
“Con rammarico constatiamo come le risposte ai bisogni dei bambini e degli adolescenti continuino ad essere frammentate e poco incisive: bullismo, pedofilia e scomparsa ne sono un esempio. Il benessere delle nuove generazioni – conclude il Prof. Caffo – passa da un ripensamento delle agenzie educative primarie (la famiglia e la scuola), cui va dato un maggiore sostegno, e da un serio investimento nella prevenzione, nella ricerca e nella qualità dei percorsi di intervento ”.