Un libro ci accompagna per tutta la vita. E’ quello che tutti vorremmo scrivere, con le parole delle nostre sensazioni senza tempo: avvertite con il cuore o pervase dalla ragione o declinate sulle emozioni.
Le parole si rincorrono nel tempo inseguendo fantasmi suggestivi che sanno rinnovarsi sempre e ovunque: basta un pretesto, un’occasione. La letteratura ne è piena: dalle chiare acque di Petrarca ai falò delle Langhe di Pavese, dalle maddalenine di Proust ai limoni di Montale. Chi nasce in paese ha un senso diverso dell’esistere.
“I piedi del borgo e la testa nel mondo” diceva Domenico Petrini. Sintesi di straordinario valore esistenziale, che sa ben coniugarsi con questo diario di vita di Sandro Pasquini. Il professore c’è riuscito a scrivere il libro che tutti sognano.
Un diario di vita che sa di brume nebbiose e di canti di mietitori, di festività natalizie e di penitenze quaresimali. Sul filo sottile della nostalgia si dipana i momenti dell’infanzia felice, dell’impegno adolescenziale e giovanile. I momenti esaltanti che ti fanno pensare che quella è la strada maestra.
E poi quella certezza comincia a non essere più solida come un tempo, anzi si sfalda sempre più e assume i contorni di una grande illusione. Sandro Pasquini con grande onestà intellettuale mette a nudo vicende nelle quali è stato protagonista, e senza mezzi termini analizza uomini e fatti che hanno caratterizzato la vita politica degli anni Settanta-Ottanta della nostra città.
Questo libro è uno strumento di conoscenza che tutti dovrebbero leggere.
Gianfranco Formichetti