Roberto Matano – A Robe’, Lucio Battisti la nascita di un mito

Roberto Matano esordisce come cantante nel 1955 con il quartetto di Luciano Fineschi, dopo esperienze nelle Orchestre di Dora Musumeci e Milleluci di Roma, diventa nel 1958 il cantante dei Campioni, gruppo con cui incide decine di dischi ed effettua diverse tournée italiane ed estere.

Dal 1963 alterna all’attività coi Campioni, quella di solista registrando numerosi 45 giri per diverse etichette. Tra il 1964 e il 1966 si occupa della carriera di un giovane chitarrista-autore di nome Lucio Battisti con cui instaura un rapporto di profonda amicizia.

Nello stesso periodo avvia l’attività di produttore e talent scout prima per la Durium e poi per altre etichette.  Pur non avendo mai interrotto la sua carriera di cantante e produttore, ha collaborato a diverse trasmissioni televisive e radiofoniche come consulente musicale. Questo è il suo primo libro.

A ROBE’
LUCIO BATTISTI: LA NASCITA DI UN MITO

Ho conosciuto Roby Matano quattro anni fa, poco prima della morte di Battisti. Conosciuto e scoperto, perché fino ad allora non avevo sentito parlare di lui. Una mia lacuna.
Roby, infatti, come ho appreso successivamente, è personaggio arcinoto nei migliori ambienti musicali e discografici: un’attività ultraquarantennale come caporchestra, produttore, organizzatore.

Ed io che tanto vado fiero dei miei trascorsi di sassofonista, ammettendo di non averlo frequentato, indirettamente confesso il mio mancato accesso dell’epoca ai piani alti dello spettacolo. Perché Matano era realmente un inquilino dello star-system della musica italiana: un artista che si muoveva tra Mina e il Clan di Celentano, sempre oggetto di stima ed affetto sinceri, come di rado accade in quei territori.

Ma Matano è fatto di pasta non comune: un galantuomo d’altri tempi inserito in un’epoca e in habitat fertili per lupi e briganti. Pertanto bersaglio spesso immobile di torti grossolani ed acuminate ingratitudini. Se non altro di lui tutti conservano un’opinione eccellente.
Ha il dono naturale di piacere a chiunque ami la gente semplice e pulita: io ne approfitto e lo invito a partecipare ad ogni mio programma musicale.
Con riscontri preziosi. Alcuni esempi: Pasquale Panella lo adora e Aldo Grasso, l’autorevole ed esigentissimo critico televisivo del Corriere della Sera, per due volte nella sua rubrica ha magnificato Matano come narratore simpatico e coinvolgente.

Ricordo Teo Teocoli, in un pomeriggio di un paio di anni fa, interpretare per un pubblico di soli amici l’imitazione spassosa di Roby Matano, appassionato ed ingenuo pigmalione di uno spaesato Lucio Battisti. Perché il nome di Matano resta soprattutto associato a quello del giovane chitarrista dei suoi Campioni. E questo libro ne è testimonianza tenera ed intensa.
Per realizzarlo Roby si è fatto aiutare da persone perbene quanto lui: come Michele Neri, il più generoso ed altruista dei biografi di Battisti. Persino l’editore del libro è noto per la spigolosa genuinità: Don Backy. Non poteva scaturirne che un atto d’amore a tutto tondo.
E’ il lettore che si accorge fatalmente che manca un finale adeguato alla storia: quel segno di riconoscenza che malattia e morte verosimilmente hanno impedito. Roby Matano fa parte della memorabile serie degli inediti di Lucio Battisti. Una canzone incompiuta.

Michele Bovi