Rita Giovannelli – Rieti sotterranea

Rita Giovannelli, promoter e guida turistica, ricopre l’incarico di consulente presso il Comune di Rieti. Pubblicista del “Corriere di Rieti”, redazione locale del “Corriere dell’Umbria”, collabora con diverse riviste turistiche nazionali ed internazionali.  Ha fondato la società “Rieti da Scoprire” specializzata in visite guidate, programmi legati ad eventi, itinerari tematici.

Nel maggio del 2003 ha ricevuto a Cracovia il premio “Benemeriti del turismo e dell’ospitalità” assegnato dall’ “Associazione Europea Stampa Turistica” per aver “contribuito in maniera significativa allo sviluppo del turismo nel territorio Reatino”.

Ha pubblicato un libro per ragazzi “Panfilo Gatto Archeologo” I ed. Novembre 2007, con l’obiettivo di sviluppare, nei più piccoli, l’amore per l’archeologia e la conoscenza della Rieti Sotterranea. Vive e lavora a Rieti.

RIETI sotterranea

Anticamente occupata da un grande bacino, la città di Rieti, fu conquistata insieme al resto della regione sabina, nel 290 a.C.

Le acque del fiume Velino, ricche di sostanze minerali, avevano nel corso dei secoli incrostato le rocce, creando una barriera travertinosa che impediva il deflusso delle stesse a valle.

Il console romano Manio Curio Dentato, fece eseguire il taglio delle Marmore, consentendo così al fiume di precipitare nel Nera e liberare la pianura di Rieti dalle acque del “lacus Velinus”. Questa importante opera idraulica, citata spesso nelle fonti antiche, è considerata uno degli interventi paesaggistici più interessanti e spettacolari della storia. Dopo la conquista Rieti fu sempre molto legata a Roma e collegata ad essa dalla Salaria, la via più antica che usciva da Roma.

La denominazione dell’importante arteria si deve alla sua funzione originaria, il trasporto del sale. L’abbondanza delle acque della città di Rieti e le ricorrenti piene del Fiume Velino,resero necessaria la costruzione di un poderoso viadotto formato da fornici rampanti per il passaggio della via consolare.

Questo manufatto, superando il fiume con un solido ponte in pietra, permetteva alla strada di raggiungere la città sviluppatasi su una rupe, evitando allagamenti ed impaludamenti.
La struttura inglobata nei sotterranei di alcune dimore patrizie reatine è formata da grandiosi fornici costruiti con blocchi ciclopici di travertino, a sostegno del piano stradale. Passeggiando lungo laVia Salaria, l’odierna via Roma, è difficile immaginare di camminare su un piano rialzato, sostenuto da archi. Eppure sotto il piano di calpestio si apre un mondo straordinario ed affascinante fatto di volte, architravi, antichi vicoli che conduce al viadotto e che aspetta solo di essere scoperto dai visitatori.

Da qualche tempo è possibile, attraverso visite guidate, conoscere la “Rieti Sotterranea” testimone del passato della città, un passato fatto di acqua, inondazioni e canali navigabili che trasformavano la città in un piccola “Venezia di acqua dolce” Una interazione in continua evoluzione del rapporto città-acqua-fiume-viadotto romano. Un rapporto di “odio ed amore” dove tutti hanno trovato vantaggi quotidiani e problemi da risolvere: dalle lavandaie ai contadini, dai mugnai alle ricche famiglie.

Oggi dopo i lavori di sistemazione del Velino degli anni Trenta, dopo la costruzione delle dighe del Salto e del Turano, l’acqua, “croce e delizia di Rieti”, non costituisce più una minaccia per la popolazione ma un bene da salvaguardare ed uno strumento di studio attraverso il quale comprendere le vicende del passato. Il libro “Rieti Sotterranea” di Rita Giovannelli, editrice Universo Editoriale III ed. Maggio 2007, tradotto anche in inglese e francese, è frutto di una attenta ricerca condotta sull’antica Reate, ma anche sugli attracchi fluviali dei centri abitati dell’Italia centrale.

Le città attraversate da importanti corsi d’acqua, presentano infatti tipologie simili relative a mulini ed edifici mercantili. Il lavoro è arricchito da numerose tavole realizzate da Daniele Sabbatini che ripropongono alcuni spaccati della cinta muraria romana. Su questa, rintracciabile in strade del centro storico, si sono appoggiate case medievali sia all’interno che all’esterno.

Di grande interesse la ricostruzione della Porta Interocrina, ad est della città, con il sottostante torrente Cantaro che all’altezza dell’attuale chiesa di Santa Chiara, alimentava le terme romane.  Non meno suggestiva la ricostruzione della Porta del Sole o Porta Romana con l’innesto con via del Mattonato così come le banchine di attracco sotto i grandi archi di palazzo Potenziani lungo via San Francesco.

Un inserto del libro, dedicato alle “Note di tecnica costruttiva romana”, è stato curato dall’archeologo Fabrizio Cantelmi che avanza l’idea che “la struttura reatina, magnifico esempio dell’uso dell’opera quadrata, e del sistema archivoltato, può essere considerato uno fra i viadotti più lunghi e monumentali dell’epoca romana”.